Lo spread e la perdita di valore delle banche italiane

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-15

Le prime sei banche italiane hanno perso in Borsa valore per 23.580 milioni dall’inizio dell’anno. Gli effetti pericolosi dei listini in discesa e dei tassi in salita, che espongono il sistema bancario a due tipi di rischio

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Il Corriere Economia riepiloga oggi la situazione delle banche italiane nei mesi di crisi dello spread. Intesa, che è una dei grandi compratori di debito della Repubblica italiana, ha visto la propria capitalizzazione di Borsa scendere dai 46,214 miliardi di euro del 2 gennaio 2018, ai 35,609 miliardi di venerdì scorso, 12 ottobre. Complessivamente sono venuti a mancare al valore di Borsa della prima banca in Italia 10,605 miliardi in nove mesi e mezzo, più di un miliardo ogni 30 giorni. E le altre non stanno meglio. Il valore di Borsa di Unicredit, la più internazionale tra le banche italiane con importanti presenze in Germania, Austria e nell’Est Europa, è scivolato a 26,6 miliardi. Se consideriamo che due anni fa venne avviata un’imponente opera di ricapitalizzazione del valore complessivo di 20 miliardi di euro, di cui 13 con un aumento di capitale cash, si realizza che in questi nove mesi Unicredit ha bruciato oltre 8 miliardi di proprio valore, ben più della metà dell’importo dell’aumento di capitale del febbraio 2017.

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La capitalizzazione in Borsa delle principali banche italiane (Corriere Economia, 15 ottobre 2018)

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Perché questi crolli? Il segreto è nei portafogli di investimento, spesso pieni di titoli di stato: nei primi tre mesi dell’anno lo spread dei Btp decennali italiani sui Bund tedeschi di pari durata era mediamente a 130 punti base. L’Italia insomma pagava in media l’1,3 per cento in più della Germania per finanziarsi sui mercati internazionali. Oggi paga oltre il 3 per cento: la percezione del rischio-Paese, in sei mesi, è raddoppiata. Le tensioni autonomiste, le ipotesi in discussione sull’aggiornamento del Def e una decisa contrapposizione rispetto alle organizzazioni comunitarie non hanno prodotto effetti positivi sugli indicatori economici e sulla  percezioneche,dell’Italia,si ha al di là dei confini. Così si brucia denaro in Borsa. Per ora però l’effetto, per quanto sgradevole, è circoscritto. Ma cosa potrebbe accadere nel prossimo futuro?

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