“Non riusciva neanche a mettere in moto l’auto”, parla la testimone dell’incidente di Pordenone

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-08-23

La donna era andata a prendere la figlia nella stessa discoteca da cui era uscita la militare di stanza ad Aviano. E ha visto le fasi precedenti all’incidente in cui è stato ucciso il 15enne Giovanni Zanier

article-post

La tragedia che si è consumata lungo le strade della provincia di Pordenone (a Porcia) ha assunto, con il passare delle ore, nuovi contorni. Prima le indiscrezioni sulla dinamica dell’incidente che ha provocato l’investimento e l’uccisione del 15enne Giovanni Zenier mentre stava camminando lungo la pista ciclabile con alcuni suoi amici; poi la notizia dell’esito del test sul tasso alcolemico sulla soldatessa americana di 20 anni che era alla guida di quell’automobile nella notte tra sabato e domenica. E ora c’è il racconto di una testimone oculare delle fasi precedenti a quell’impatto fatale per il giovane.

Soldatessa americana, le parole della testimone dell’incidente

La 2oenne si era messa alla guida in stato di ebrezza. Il tasso alcolemico registrato dagli esami era di 2.09 grammi per litro, mentre il limite massimo stabilito dalla legge è fissato a 0.5. Aveva bevuto nel corso di una serata in discoteca, al “Papi” di Roveredo in Piano. E lì una testimone ha assistito alla scena. La donna, infatti, si trovava fuori dal locale per riportare la figlia a casa dopo la serata. Al Gazzettino ha raccontato quel che ha visto fin dal parcheggio:

“Non riusciva nemmeno ad accendere l’auto, le si è spenta due o tre volte prima di partire. Non aveva il pieno controllo del mezzo. Un centinaio di metri prima della rotatoria ha compiuto un’accelerazione improvvisa e immotivata. Ha preso velocità, ha colpito la rotatoria sul cordolo e ha buttato giù tutto quello che incontrava”.

Fino a quell’impatto contro il giovane Giovanni Zenier che stava camminando, bici alla mano, sulla pista ciclabile in compagnia di alcuni amici. Un impatto tremendo: il 15enne finisce sul parabrezza dell’auto guidata dalla soldatessa americana di stanza alla base USAF di Aviano e viene sbalzato per una decina di metri. Inutili, purtroppo, i soccorsi.

In attesa di capire se la 20enne americana sarà processata in Italia – perché la Convenzione di Londra del 1951 prevede la possibilità di un processo nel Paese di origine per i militari Nato di stanza in Europa -, la madre della vittima si è sfogata nella sua intervista a Il Corriere della Sera.

“Poco prima dell’incidente un automobilista ha incrociato la militare che correva come una pazza zigzagando. Ha lampeggiato più volte inutilmente. Poi nello specchietto retrovisore ha visto l’auto che alla rotatoria è andata dritta prima di carambolare su mio figlio e ucciderlo”.

Potrebbe interessarti anche