Economia
Lo smart working in Italia
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-05-14
Identikit del dipendente da casa: il 69% è uomo, abita al Nord e con età media 41 anni
Il Sole 24 Ore pubblica oggi un’infografica che riepiloga numeri e caratteristiche dello smart working, sul quale il Parlamento ha di recente deliberato. I lavoratori che oggi godono di discrezionalità nella definizione delle modalità di impiego in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati, sono 250mila, ha conteggiato l’ultima ricerca dell’Osservatorio «Smart working» del politecnico di Milano, vale a dire circa il 7% del totale di impiegati, quadri, dirigenti, in crescita del 40% rispetto al 2013. A essere interessate allo “smart” sono essenzialmente le grandi aziende (il 30% ha realizzato nel 2016 progetti ad hoc); ancora indietro, invece, le Pmi, tra cui la diffusione di esperienze di “lavoro agile” è ferma al 5 per cento (con un 13% che opera in “smart” senza piani strutturati).
L’identikit del lavoratore “smart” tipo è uomo (nel 69% dei casi), ha un’età media di 41 anni, e risiede al Nord (52% del campione – 38% Centro, 10% Sud); ma è chiaro che su questi numeri incideranno, ora, le nuove regole varate dal Parlamento tra i cui obiettivi, ha sottolineato Maurizio Del Conte, professore di diritto del lavoro alla Bocconi di Milano, e ora presidente di Anpal , «c’è quello di aiutare soprattutto le donne, le quali, anche per mancanza di adeguati servizi di welfare pubblico, rinunciano al lavoro più che in altri paesi europei, pur di non allontanarsi fisicamente da casa e famiglia».
Con la nuova legge stipendio e trattamento normativo faranno riferimento al contratto collettivo e non a quello aziendale. Secondo la legge, proposta nel 2016 dell’ex ministro del Lavoro e presidente della Commissione lavoro del Senato Maurizio Sacconi, il trattamento economico per i lavoratori che scelgono questa tipologia di attività non cambia. Il loro compenso e’ uguale a quello di chi decide di lavorare in aziende. E avranno anche stessa copertura assicurativa. Orari e giorni in cui lavorare potranno essere discussi di volta in volta dal lavoratore con l’azienda. L’accordo prevedera’ per legge anche delle fasce orarie di disconnessione, per evitare che il lavoratore diventi ‘schiavo’ di una connessione h24.