Simone Pillon e “gli amenicoli blasfemi” di Fedez: quello che c’è di sbagliato (praticamente tutto)

di Maria Teresa Mura

Pubblicato il 2020-10-21

Simone Pillon si indigna per Giuseppe Conte che chiama Fedez per chiedere a lui e alla moglie Chiara Ferragni di sensibilizzare il pubblico più giovane ad usare la mascherina. Cosa c’è da notare? Almeno tre cose: La prima è che, come spiega il vocabolario Treccani che forse Pillon avrebbe potuto consultare, si scrive ammennicoli e …

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Simone Pillon si indigna per Giuseppe Conte che chiama Fedez per chiedere a lui e alla moglie Chiara Ferragni di sensibilizzare il pubblico più giovane ad usare la mascherina. Cosa c’è da notare? Almeno tre cose:

pillon fede amenicoli blasfemi 1

La prima è che, come spiega il vocabolario Treccani che forse Pillon avrebbe potuto consultare, si scrive ammennicoli e non amenicoli. La seconda è che Conte non ha nominato “tra i suoi consulenti il sig. Federico Lucia, in arte Fedez”, ma gli ha solo chiesto di fare un paio di stories su Instagram per spiegare quanto sia importante usare le mascherine per non peggiorare la situazione dei contagi da Coronavirus. E magari scongiurare quel lockdown che a parole Salvini e i leghisti come Pillon dicono di voler evitare a tutti i costi. La terza è che l’essere cattolici non c’entra niente con il rispettare le regole di sicurezza contro il Coronavirus e se il metro con cui Conte sceglie i tecnici e gli esperti fosse la loro cristianità allora ci sarebbe da preoccuparsi. Vogliamo aggiungerne una quarta? Da quando in qua un tatuaggio sulla pancia, vicino all’ombelico, si trasforma in un “tatuaggio blasfemo vicino al pene”? Ci vuole davvero molta fantasia per pensarlo, ed è meglio non aggiungere altro.

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Come bonus track sarebbe simpatico sapere come mai Pillon non ha mai avuto niente da dire su Salvini che in numerose occasioni non ha usato la mascherina, non ha rispettato le ordinanze sulle mascherine, ha trasformato i suoi appuntamenti elettorali in assembramenti e oggi invece si sveglia come se fossimo nel Medioevo guardando al tatuaggio invece che al dispositivo.

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