Silvana De Mari dice che la piccola Diana Pifferi è morta per colpa del diritto all’aborto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-07-29

Pubblicato sul quotidiano La Verità l’ennesimo articolo in cui si mette in correlazione l’infanticidio e quel diritto riconosciuto

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La piccola Diana Pifferi è morta dopo 5 giorni di stenti, mentre era stata lasciata sola in casa dalla madre. La tragedia di ponte Lambro ha provocato moltissime reazioni. La prima, la più immediata, quella del dolore per il decesso di una bimba di soli 18 mesi. Poi, una volta avvenuta la ricostruzione di cosa sia successo in quei tremendi giorni di agonia in solitaria, è arrivata la forte indignazione nei confronti di quella mamma – Alessia Pifferi – che l’aveva lasciata sola in quell’abitazione nel comune tra Milano e Como. E c’è chi, come Silvana De Mari, ha deciso di utilizzare questo caso per portare avanti la propria idea anti-aborto. In che modo? Esattamente così.

Silvana De Mari dice che la morte di Diana Pifferi all’aborto

L’articolo è stato scritto da Silvana De Mari per “La Verità”, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. E il titolo è piuttosto emblematico: “Le madri che uccidono i propri figli? Sono tutti casi di aborto post natale”. Ma come si è arrivati a partorire un qualcosa del genere? La spiegazione è nel sommario che accompagna questo pezzo:

“La morte per stenti della piccola di Milano, dopo essere stata lasciata da sola per giorni, ci conferma un fatto: l’interruzione di gravidanza ha abituato le mamme al concetto che sia giusto sacrificare un bimbo a sé stesse”.

Il volo pindarico di Silvana De Mari, dunque, arriva a toccare vette impensabili. Se la piccola Diana Pifferi è morta (per come è morta), la colpa è del diritto all’aborto che – secondo lei – avrebbe condizionato la percezione delle madre. Insomma, la classica teoria dell’aborto post-natale. Dunque, seguendo questa linea di pensiero, la dottoressa –  sospesa dall’ordine dei medici di Torino per non essersi vaccinata contro il Covid e già condannata per omofobia in due occasioni – sostiene che questa “libertà” influisca nel percorso decisionale di una donna che, dunque, si potrebbe sentire libera di uccidere il proprio figlio. Inutile commentare oltre.

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