Le 560 persone che hanno la scorta in Italia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-07-11

Le scorte impiegano circa 2100 uomini della polizia, dei carabinieri e della Guardia di finanza. I nomi dei politici, dei giornalisti e dei magistrati oggi sotto protezione

article-post

In tutto sono 560 e tra loro ci sono nomi insospettabili. Per quasi metà proteggono magistrati, ma alcuni sono protetti solo fino alle 19 dei giorni feriali e restano senza tutela nel weekend. Complessivamente in Italia le scorte impiegano circa 2100 uomini della polizia, dei carabinieri e della Guardia di finanza, più altri 300 per gli obiettivi fissi legati alle personalità sotto protezione.

Le 560 persone sotto scorta in Italia

Ieri il Fatto, in un articolo a firma di Alessandro Mantovani, ha pubblicato un elenco di personalità che attualmente vivono con la scorta, che viene assegnata dal Viminale e precisamente dall’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale (Ucis), istituito dopo il caso Scajola-Biagi. Secondo i dati ufficiali dell’Ucis, aggiornati al 30 dicembre 2016, i soggetti destinatari di misure di protezione personale sono in totale 574, con 88 nuove istituzioni e 59 revoche rispetto all’anno precedente. In quasi metà dei casi si tratta di magistrati (267 soggetti coinvolti), seguono gli esponenti politici nazionali e locali (74); imprenditori e dirigenti d’impresa (36); e dirigenti ministeriali e della pubblica amministrazione (33). Negli ultimi anni c’è stata una leggera tendenza all’aumento: nel 2013, infatti, gli individui sotto scorta in Italia erano in totale 545; nel 2014, 543; e nel 2015, 569.

scorta

Tra le personalità sotto scorta c’è il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che ha anche un’auto blindata, così come Nunzia De Girolamo e Gianfranco Rotondi, Massimo D’Alema e Lorenzo Cesa, che però oggi al Fatto ha smentito. Ma anche Maria Elena Boschi, a cui da quando non è più sottosegretaria è stato abbassato il livello da 3 a 4. Ad altri ex ministri è stata tolta, Piero Fassino invece ce l’ha ancora e anche l’ex ministro Maurizio Lupi e l’onorevole Ernesto Carbone, già nella segreteria del Pd renziano.

I VIP sotto protezione

E mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiesto di ridurre da tre a due le auto di scorta, il capo della Polizia Franco Gabrielli non ce l’ha. Ad Antonio Ingroia invece qualche giorno fa è stata tolta.  In altri Paesi dell’Europa occidentale, secondo i dati di cui dispongono al Viminale, gli scortati sono molti di meno: 165 in Francia, 40 in Germania, 20 nel Regno Unito. E nell’elenco ci sono anche giornalisti:

Alcuni sono notoriamente entrati nel mirino della criminalità organizzata, dal vicedirettore dell’Espresso Lirio Abbate a Paolo Borrometi, ragusano, collaboratore dell’agenzia Agi e responsabile del sito www.laspia.it , oggi presidente di Articolo 21, vittima di minacce mafiose, aggressioni fisiche e per fortuna non del tentativo di attentato che pure è stato ricostruito nei processi:recentemente gli hanno potenziato il dispositivo, dal livello 3 (un’auto blindata)al 2(due). È nota anche la storia di Federica Angeli di Repubblica entrata in rotta di collisione con gli Spada e gli altri clan di Ostia; un po’meno quella di Michele Albanese del Quotidiano del Sud, minacciato dalla ’ndrangheta.

domenico spada federica angeli

Si muovono tutti su auto blindate. Ma corrono pericoli, evidentemente più gravi di Ingroia e tali da giustificare il più modesto livello 4 tolto all’ex pm, anche il fustigatore di islamisti e islamici Magdi Cristiano Allan, l’ambasciatrice mancata di Israele Fiamma Nirenstein, il direttore della Verità Maurizio Belpietro, il direttore di Repubblica Mario Calabresi, il direttore della Stampa Maurizio Molinari, l’editorialista ed ex direttore di Libero Vittorio Feltri, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e il conduttore di Porta a Porta Bruno Vespa.

Proprio Vespa ha scritto oggi al quotidiano per segnalare che la sua scorta si compone di un carabiniere, “visto che i costi dell’autista e dell’automobile sono a mio carico con un contributo Rai, come previsto dalla normativa vigente”. E oggi il Fatto sente sull’argomento il sottosegretario agli Interni Luca Gaetti, che qualche tempo fa si è fatto una foto con alcuni no-vax per poi dire che li aveva fatti entrare nel suo ufficio solo perché faceva caldo fuori: “A volte la scorta è solo uno status symbol, magistrati e giornalisti sono più esposti. Cambieremo gli indicatori di valutazione”, fa sapere il sottosegretario.

Leggi sull’argomento: La guerra dei ministri per il caso Vos Thalassa

Potrebbe interessarti anche