Debito/PIL: l’evoluzione del rapporto in caso di catastrofe

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-09

Nove possibili differenti scenari per la traiettoria futura dei conti pubblici italiani: dal più «ottimista» che prevede una recessione nel 2021 fino all’ipotesi «catastrofica» di uno shock esterno

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La ricerca «La fine del Quantitative Easing della Bce: quali impatti sul debito pubblico e sul sistema bancario», condotta da The European HouseAmbrosetti e presentata ieri durante il workshop in corso a Cernobbio, tratteggia  nove possibili differenti scenari per la traiettoria futura dei conti pubblici italiani: dal più «ottimista» che prevede una recessione nel 2021, ma anche il conseguimento di un avanzo primario del 4% (tale da ridurre in ogni caso al 2023 il rapporto fra debito e Pil italiano al 123,5% dall’attuale 131,9%) fino all’ipotesi «catastrofica» di uno shock esterno che provochi una frenata dell’economia addirittura del 5% nel 2020 e che proietterebbe quindi il debito/Pil fino al 148,6 per cento. Il Sole 24 Ore oggi spiega che tra i due scenari estremi esiste un ampio ventaglio di possibilità, compresi i due scenari ricavati dalle indicazioni raccolte presso la business community dell’Ambrosetti Club, che hanno però tutte un elemento in comune: i conti per l’Italia si sono già deteriorati rispetto ad aprile per via del maggior costo del debito determinato dall’aumento dei tassi avvenuto negli ultimi quattro mesi e per l’abbassamento delle stime di crescita 2018 rispetto a quelle indicate nel Def. Ma la traiettoria peggiorerebbe in maniera ancora più significativa nel caso in cui riemergessero i timori sulla permanenza dell’Italia nell’Eurozona e lo spread sui titoli di debito dovesse tornare a salire su livelli visti nel 2011-2012.

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Gli scenari possibili sull’evoluzione del rapporto Debito/PIL (Il Sole 24 Ore, 9 settembre 2018)

Pur essendo costruiti sulle medesime ipotesi macroeconomiche, lo scenario «spread» e quello di «recessione moderata» si traducono infatti in una differenza di 5,4 punti percentuali nel rapporto debito/Pil del 2023 a causa della sola evoluzione diversa dei tassi dei titoli di Stato. Senza contare che rendimenti differenti finiscono per influenzare anche la spesa di interessi da sostenere: «L’ammontare pagato nel periodo 2018-2023 nello scenario Ambrosetti Club–rialzo accelerato dei tassi risulta superiore di oltre 22 miliardi di euro a ciò che sarebbe dovuto nella stessa ipotesi a tassi di consenso», fanno per esempio notare gli analisti.

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