Opinioni
Sant’Obama, il Poverello di Chicago
di Fabio Scacciavillani
Pubblicato il 2018-09-11
La cifra della politica è spesso l’ipocrisia. Prendiamo l’ex Presidente Obama, santificato oggi ancor più di quando era alla Casa Bianca, specie quando lo si confronta con la rozzezza di Trump. Tuttavia, il Premio Nobel per la Pace quando era al potere ha coltivato un tratto autoritario e spregiudicato firmando caterve di ordini esecutivi per aggirare […]
La cifra della politica è spesso l’ipocrisia. Prendiamo l’ex Presidente Obama, santificato oggi ancor più di quando era alla Casa Bianca, specie quando lo si confronta con la rozzezza di Trump. Tuttavia, il Premio Nobel per la Pace quando era al potere ha coltivato un tratto autoritario e spregiudicato firmando caterve di ordini esecutivi per aggirare i poteri e la supervisione del Congresso; ha usato mezzi ignobili per combattere i propri nemici politici, scatenando l’IRS cioè la temuta agenzia fiscale contro le organizzazioni politiche e le ONG a lui avverse; ha autorizzato il sistematico spionaggio su vasta scala di cittadini americani e stranieri attraverso le reti di sorveglianza elettronica della NSA. Insomma non esattamente la Vergine del Nuovo che la vulgata mediatica si è premurata di diffondere.
Se non fosse stato un fuoriclasse nel diffondere la fake news del Presidente del Popolo (vi ricorda qualcosa?) e del Cambiamento (vi ricorda qualcos’altro?) la fredda analisi di 8 anni di mediocrissimi risultati politici ed economici lo porrebbero sullo stesso piano non esaltante di un Jimmy Carter. Ma almeno Carter una volta imboccata l’uscita dalla Casa Bianca si è dedicato con fervore a opere di bene e ad iniziative diplomatiche per risolvere casi disperati. Obama invece ha seguìto le orme di Tony Blair e Bill Clinton nel circuito delle conferenze internazionali pagate a peso d’oro per monetizzare il mito del primo presidente nero e progressista.
Cosa c’è da obiettare? Da parte mia assoultamente nulla. Se qualcuno vuole spendere soldi per essere sommerso da retorica vacua è libero di farlo. Però c’è un sapore che provoca un certo disgusto nella melassa. L’ineffabile Obama per una delle sue comparsate in Danimarca ha preteso nel contratto una clausola strana: l’ammontare del compenso ricevuto dagli organizzatori deve rimanere segreto pena la rescissione del contratto. In poche parole il popolo bue non deve conoscere quanto si gonfia il portafoglio di Sant’Obama il Poverello di Chicago ogni volta che le sue parole dense di radicalismo incantano la platea. L’afflato per i poveri e i diseredati che canalizza caterve di voti, deve rimanere immune dal sospetto che le chiacchiere infervorate contro le ingiustizie sociali e i mali del capitalismo servano ad rendere milionario chi le pronuncia.