Salvini lancia il visto (per la Russia) e nasconde la mano

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-05-03

Il leader della Lega Matteo Salvini smentisce in una nota di aver richiesto un visto per la Russia o di aver organizzato una missione per incontrare Vladimir Putin a Mosca

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È durato poco più di 24 ore il progetto di Salvini di volare a Mosca per incontrare Vladimir Putin: dopo aver annunciato nel corso di Non è L’Arena dello scorso 1 maggio “ci andrei domattina se servisse ad avvicinare la pace. Ci stiamo lavorando e riservatamente qualcosa stiamo facendo”, oggi il leader della Lega nega in una nota di aver inoltrato domanda per ottenere un visto per la Russia: “Nessun visto richiesto o missione organizzata”. Non è chiaro quindi a cosa si riferisse l’ex ministro dell’Interno quando annunciava tronfio di essersi attivato in questo senso. Fonti qualificate da Via Bellerio citate da Repubblica confermano comunque il desiderio di Salvini di volare a Mosca “per collaborare al processo di pace”.

Lo scetticismo del governo verso l’iniziativa di Salvini

Una volontà che è stata vista dal governo come un tentativo di fare un passo che potrebbe essere troppo più lungo della gamba. Il capodelegazione della Lega e ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha fatto sapere che a lui non risulta che sia già in programma una missione di Salvini a Mosca, e ha aggiunto: “Andrebbe coordinato con il governo che la Lega sostiene”. Nell’esecutivo, lato non leghista, trapela scetticismo verso l’iniziativa.

Le posizioni simili di Lega e M5S sulle armi all’Ucraina

E fanno discutere all’interno della maggioranza le dichiarazioni arrivate in serata a Isoradio da parte del leader del Carroccio sulle armi all’Ucraina: il terzo decreto interministeriale, che prevede nuove forniture di armamenti ancora più pesanti a Kyiv, è il terreno dello scontro. “Armare, armare, armare l’Ucraina sino all’ultimo uomo significa scherzare con il fuoco. Ricordo che la Russia ha 5mila testate nucleari”, ha detto Salvini, che ha precisato: “Non penso che l’invio di altre armi significa avvicinare la pace”. Posizioni che lo avvicinano in questo momento al Movimento 5 Stelle, partito che più di tutti ha mostrato scetticismo verso l’orientamento di Palazzo Chigi di seguire gli accordi internazionali presi in precedenza.

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