Il fantastico piano di Toninelli per non far partire più i barconi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-25

Vi ricordate di quando il M5S predicava la dottrina della non ingerenza e se la prendeva contro gli “esportatori di democrazia”? Il ministro dei trasporti ha trovato la soluzione: da oggi la democrazia non si esporta, si “rafforza”. L’obiettivo? Tenere tutti i migranti in Libia

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Continua il periodo di massima concentrazione per Danilo Toninelli. Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, in prima linea per contrastare gli sbarchi di migranti sulle nostre coste ha cinguettato questa mattina la sua soluzione per fermare il traffico di gommoni nel Mediterraneo Centrale. Il ministro a 5 Stelle detta la linea: è necessario coinvolgere la Libia nei salvataggi dei migranti. Migranti tra i quali ci sono anche possibili rifugiati e richiedenti asilo (ad esempio nel 2018 la seconda nazionalità dichiarata al momento dello sbarco è quella eritrea).

Non si esporta più nemmeno la democrazia, si “rafforza”

Insomma per Danilo Toninelli è naturale che, poco a poco, la Libia torni a prendere il controllo dei salvataggi in mare. Il problema è che al momento non esiste uno stato libico unitario, una cosa che di sicuro complicherebbe la situazione per chiunque. Soprattutto per chi nel programma elettorale scriveva che «la politica estera del Movimento 5 Stelle si basa sul rispetto dell’autodeterminazione dei popoli, la sovranità, l’integrità territoriale e sul principio di non ingerenza negli affari interni dei singoli Paesi​».

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Ed ecco infatti che Toninelli scrive che il governo rafforzerà «stato di diritto e democrazia a Tripoli». Il tutto si immagina in perfetto ossequio al principio di non ingerenza e di autodeterminazione dei popoli. Lo stesso che ha guidato i vari esportatori di democrazia tanto criticati dal M5S negli anni scorsi. Addirittura in una prima bozza del programma Esteri del MoVimento si parlava della Libia dicendo che «il caos che regna in Libia dimostra, senza nessuna possibilità di smentita, che l’unilateralismo dell’intervento umanitario è definitivamente fallito» e si criticava esplicitamente «la teoria della “esportazione della democrazia” varata nel 1989» e basata su «una presunta “superiorità morale”, alcuni stati hanno il diritto di intervenire rimuovendo capi di stato di Paesi stranieri». Per fortuna che c’è il M5S che dichiarava con orgoglio di ripudiare «ogni forma di colonialismo, neocolonialismo e/o ingerenza straniera».

Il fantastico piano di Toninelli per non far partire più i barconi: trasformare la Libia in una prigione

Oggi il ministro usa il termine “rafforzare stato di diritto e democrazia”, ma il significato è lo stesso. Con buona pace dell’autodeterminazione e la possibilità per i libici di scegliere un governo. Ma c’è di più. Perché Toninelli ritiene che tutto questo sia necessario a non “far più partire i barconi della morte”. Come se a bordo di quei barconi ci fossero principalmente cittadini libici in fuga da un paese sull’orlo della catastrofe. Ma non è così, perché i dati del Ministero dell’Interno fanno capire in modo chiaro che i libici non tentano più di venire in Italia a bordo dei gommoni. Sono i cittadini di altri paesi che transitano attraverso la Libia per raggiungere l’Europa.

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La Libia è solo l’ultima tappa di un viaggio di mesi (se non anno) e lungo migliaia di chilometri attraverso il continente africano o la penisola arabica. Così come il Niger la Libia è un paese di transito e non la fonte di provenienza dei migranti. Rafforzare la democrazia e lo stato di diritto in Libia è solo un modo molto gentile per dire che con un governo “stabile” che faccia gli interessi europei (e quindi non quelli nazionali “sovrani”) l’Europa e l’Italia potranno tirare un sospiro di sollievo e dimenticarsi dei barconi.

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In sostanza Toninelli sta chiedendo ad un paese che deve ancora uscire dalla guerra civile di fare quello che una democrazia compiuta e realizzata (e ora che c’è l’avvocato del popolo possiamo dirlo senza tema di smentita) nonché uno dei sette paesi più industrializzati del mondo non riesce a fare: farsi carico dell’accoglienza di qualche centinaio di migliaia di disperati. Siano essi migranti economici o rifugiati. Non riesce a farlo l’Italia, non riescono a farlo i 27 paesi dell’Unione Europea ma la Libia invece potrà farlo. È ottimista Toninelli. Ma non racconta cosa significa lasciare i migranti in balia dei libici come abbiamo fatto fino alla caduta del regime di Gheddafi (non serve essere una democrazia del resto per fare il lavoro sporco per noi).

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In Libia ci sono veri e propri campi di concentramento dove le donne vengono violentate e stuprate, mercati di schiavi dove gli uomini diventano merce. E sotto la Libia, a Sud, ci sono stati dove sono in corso conflitti armati e attacchi dei terroristi islamici. Non ci sono solo Siria, Iraq e Afghanistan nei paesi da dove si scappa dalla guerra o dalle persecuzioni. Anche in Africa ci sono guerre. Chiudere tutti i migranti in Libia, senza fornire alcuna soluzione a lungo termine avrà due effetti: sottoporre i migranti a nuove e ripetute sofferenze e destabilizzare ulteriormente la Libia. Del resto se poco più di centomila persone hanno creato un’emergenza in un paese come l’Italia che cosa mai potrà andare storto in Libia?

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