Salvini fa “pagliacciate razziste e demagogiche”? Si può scrivere

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-12-14

Il Capitano aveva querelato il Fatto e ha perso (di nuovo) in tribunale. Strano!

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Salvini si impegna in una doppia pagliacciata razzista e demagogica” non è diffamatorio. A scriverlo è la Gip di Roma Angela Gerardi, che ha appena depositato le motivazioni con cui ha archiviato il direttore del Fatto Marco Travaglio e il giornalista Michele De Lucia, autore della frase incriminata. Il Capitano, che va spesso in giro a dire che lui non querela mai nessuno, ha querelato il quotidiano e ha perso, come racconta oggi Lorenzo Giarelli sul giornale:

SALVINI se l’era presa per un articolo del 2015 che raccontava le sue origini da Comunista padano e da frequentatore dei centri sociali milanesi, tra cui il celebre Leoncavallo, quando ancora difendeva gli occupanti e dispensava elogi ai graffittari (“Vogliamo una città più vivace e colorata”). Nell’articolo il collega riportava poi la suddetta “doppia pagliacciata razzista e demagogica”, ovvero un numero telefonico istituito dalla Lega a cui i milanesi avrebbero potuto segnalare gli episodi di criminalità degli extracomunitari (gli altri delinquano pure in santa pace) e la promessa che la Lega avrebbe avviato “le azioni giudiziarie ritenute opportune per stanare i responsabili”.

Propaganda da sceriffo che, repitita iuvant, può essere ricondotta a una pagliacciata senza incorrere in conseguenze penali: “Il giudizio critico dell’autore –scrive la gip –mira ad evidenziare la finalità dell’iniziativa, di tipo evidentemente propagandistico, in quanto diretta a mantenere o conquistare il consenso dei cittadini su un tema particolarmente sensibile come quello della sicurezza”. Ma il linguaggio è stato forse troppo offensivo? Per niente: “Le modalità espressive risultano funzionali alla comunicazione dell’opinione e alla manifestazione di un dissenso politico e, per quanto colorite, non paiono trasmodare in attacchi alla persona e alla sua sfera morale”.

salvini cazzaro verde

A prevalere, dunque, è il diritto di crtica nei confronti di un personaggio di spicco: “Quanto all’interesse pubblico, esso è insito in qualunque opinione relativa all’attività politica di esponenti e, a maggior ragione, di leader politici eletti dal popolo”. Via libera dalla gip, allora, con Salvini che ancora una volta punta a far condannare Il Fatto ed esce dal Tribunale con una incresciosa biografia non autorizzata da lui, ma vidimata dal giudice.

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