Così Salvini blocca gli scioperi delle raffinerie russe

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-24

Una lettera che inizia con un significativo “Caro Matteo” provoca  il divieto di scioperare davanti all’ingresso delle raffinerie Isab di Priolo, che appartengono al gruppo petrolifero russo Lukoil

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Una lettera che inizia con un significativo “Caro Matteo” provoca  il divieto di scioperare davanti all’ingresso delle raffinerie Isab di Priolo, che appartengono al gruppo petrolifero russo Lukoil. La storia la racconta oggi Salvo Palazzolo su Repubblica, che parte da una missiva  dell’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov, che inizia con un tono amichevole — «Egregio vice presidente, Caro Matteo», il vice premier Salvini — e poi sollecita un intervento non perché ci siano ragioni di pubblica sicurezza, ma perché i blocchi dei sindacati avrebbero portato, così è scritto, «nel periodo 2012-2018 perdite finanziarie per l’ammontare di alcuni milioni di euro, nonché arrecato danni per la reputazione del gruppo Lukoil».

Questa lettera, di cui Repubblica è entrata in possesso, ha fatto scattare il «divieto di assembramenti» davanti agli ingressi delle raffinerie del gruppo russo. La premessa dell’ambasciatore Razov al “Caro Matteo” era alquanto esplicita: «La parte russa cerca sempre di creare le condizioni al massimo confortevoli per le aziende italiane che lavorano in Russia».

L’appello finale, accorato: «Vorremmo contare su una partecipazione più attiva delle autorità italiane nelle soluzione del problema del più grosso investitore russo in Italia». Risultato: il 12 aprile, il ministro dell’Interno Salvini ha girato la lettera dell’ambasciatore al prefetto di Siracusa (tramite l’ufficio Affari internazionali del suo Gabinetto — «protocollo numero 52/145/2/2F») e il 9 maggio il prefetto Pizzi ha emesso l’ordinanza.

lettera salvini priolo

«Divieto di assembramenti di persone e/o di automezzi» davanti ai dodici ingressi della zona industriale fra Priolo e Siracusa, dove continuano a manifestare i lavoratori dell’indotto, in parte già licenziati. Il provvedimento ha sollevato parecchie polemiche, la Cgil ha provato a bloccarlo con un ricorso al Tar.

E fra gli atti consegnati dalla prefettura per illustrare la decisione è finita pure la lettera dell’ambasciatore al «Caro Matteo», accompagnata dalla nota del Viminale (firmata dal vice capo di gabinetto Paolo Formicola) che sottolineava: «L’ambasciatore ha invocato una partecipazione più attiva delle autorità italiane nella soluzione del problema del più grosso investitore russo in Italia».

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