Economia
Il salvataggio di Stato per il Monte dei Paschi di Siena
neXtQuotidiano 08/12/2016
La Borsa scommette su un salvataggio di Stato e il consiglio di amministrazione della banca chiede una proroga alla BCE. Il Tesoro studia i termini della questione
Una proroga dalla BCE e un intervento dello Stato nel capitale del Monte dei Paschi di Siena. Dopo che il risultato del referendum ha mandato all’aria i piani di Rocca Salimbeni la Borsa scommette su un salvataggio di Stato e il consiglio di amministrazione della banca, al termine di cinque ore di riunione, ha confermato di aver chiesto lunedì a Francoforte al consiglio superiore di sorveglianza della Bce un rinvio al 20 gennaio delle scadenze per il completamento dell’aumento di capitale. I vertici del Monte avrebbero ricevuto dai tecnici della Bce un’indicazione di massima di disponibilità solo se la banca sarà in grado di contare su un possibile “piano B”, cioè quello che prevederebbe un intervento diretto o indiretto da parte del Tesoro. A livello puramente teorico c’è anche il piano Passera, respinto dall’attuale vertice: il diretto interessato ieri ha detto che sta ad osservare ma i suoi advisor avrebbero ripreso a lavorare e a cercare un contatto con il ministro Padoan.
Il salvataggio di Stato per il Monte dei Paschi di Siena
I tecnici di Via XX Settembre hanno pronta una bozza di decreto che contiene tre livelli: un iniezione indiretta di due miliardi di euro mediante l’acquisto delle obbligazioni detenute dai risparmiatori (circa 40mila), un intervento diretto nel capitale della banca anche mediante la richiesta di fondi dell’ESM (il fondo salva stati e salva banche già utilizzato per la crisi del credito iberico) e la creazione di un vero e proprio fondo, sempre utilizzando le risorse dell’Esm, tra i 15 e i 25 miliardi di euro in grado di mettere la parola fine alle difficoltà di cinque istituti italiani che in queste settimane stanno disperatamente cercando vie d’uscita dalla crisi. Ieri un portavoce dell’Esm ha smentito qualsiasi “richiesta o discussioni con le autorità italiane su un possibile prestito” – anticipate da un articolo della Stampa che prevedeva una richiesta pari a 15 miliardi – ma le vie per un intervento del Tesoro sono segnate dalle regole comunitarie.
Tra le soluzioni allo studio, in una situazione ancora molto fluida, si ragiona di un prestito oneroso che possa essere computato nel capitale prima ancora che di una garanzia sull’inoptato. Ma lo Stato potrebbe intervenire anche rilevando il bond subordinato da 2,16 miliardi di euro nelle mani dei piccoli risparmiatori, da convertire poi in azioni assieme ai subordinati detenuti dagli investitori istituzionali. In ogni caso l’obiettivo di qualunque governo sarà quello di proteggere il retail, per il quale si potrebbe ipotizzare un caso di ‘misselling’. Qualche apertura alla possibilità di un indennizzo è arrivata anche dalla commissaria alla Concorrenza Ue, Margrethe Vestager. In caso di vendite fraudolente, ha ricordato, ci sono strumenti come gli schemi di compensazione “a cui abbiamo già lavorato e siamo pronti a lavorarci ancora se i governi vogliono”.
L’ipotesi Bail In e il dramma delle popolari
L’impegno del Tesoro, sostenuto fortemente dal Quirinale, è quello di varare al più presto un provvedimento che vada ben al di là di Mps. Il provvedimento, che sarebbe pronto nelle sue linee essenziali e conterrebbe anche le misure accantonate nell’iter della manovra come l’ammortamento dei versamenti delle banche al fondo di risoluzione e la possibilità per le Bcc di usufruire delle imposte differite attive, affronta anche il tema spinoso delle banche popolari. Dopo la decisione del Consiglio di Stato e in attesa del pronunciamento della Consulta, il governo potrebbe prorogare la scadenza della riforma o alzare la soglia da 8 a 30 miliardi per l’obbligo di trasformazione in spa evitando la paralisi per le due banche che hanno già convocato le assemblee per il 17 e 27 dicembre, Popolare di Sondrio e Popolare di Bari. Su MPS oggi Carlo Di Foggia sul Fatto torna a segnalare l’ipotesi Bail IN:
Rumorsa parte,l’interven to statale provocherà il bail-in, con il sacrificio degli azionisti e delle obbligazioni subordinate. L’offerta dell’Ue è di sacrificare solo quelle in mano agli “investitori istituzionali”. Seguirebbe un terremoto e una crisi di fiducia, ma non è facile trovare un meccanismo per salvare le famiglie (l’Ue propone il rimborso dopo l’a zze ramento). Per questo l’Italia cerca di convincere l’Antitrust europeo che il b ai l -i n “s of t ”provocherebbe una “instabilità finanziaria” tale da renderlo impossibile. Portare la quota di Mps in mano al Tesoro solo al 20% (la stessa autorizzata alla pubblica Cassa depositi e prestiti nel fondo Atlante) servirebbe proprioa dimostrarechenon c’è aiuto di Stato. Quindici miliardi è la cifra che serviva per mettere in sicurezza le due popolari venete (ora alla ricerca di 3 miliardi), Carige, Mps, ma anche Etruriae le altre 4 banche “salvate” a novembre 2015.
All’intero settore servono 40 miliardi. Chiedere un prestito all’Esm non evita il bail-in ma ventilarlo aumenta la pressione. Al comparto servono misure urgenti, che confluiranno nel decreto. In primis quella con cui il governo imporrà al settore di versare una nuova rata al Fondo di risoluzione che ha ricapitalizza to Etruria & C., quasi 4 miliardi che non sono bastati mentre le vendita a Ubi è in stallo. Il governo studia anchedi prorogarela scadenza del 27 dicembre per le banche popolari (Bari e Sondrio) che non hanno ancora approvato la trasformazione in spa come previsto dalla riforma dopo che il Consiglio di Stato ha sospesole norme attuative (la palla è alla Consulta). Si studia anche di alzare da 8 a 30 miliardi di attivi la soglia che impone la trasformazione, salvando così Bari che ieri ha rinviato l’assemblea al 27 dicembre. La riforma è nel caos