Un prestito dall'Europa per salvare il Monte dei Paschi di Siena?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-07

La Stampa: Padoan chiederà 15 miliardi all’Europa attraverso l’ESM per puntellare Siena e altre banche in crisi. All’Italia, già sotto osservazione per la manovra 2017, potrebbe costare la richiesta di una correzione o una legge di bilancio nel 2018 ben più severa di quella approvata quest’anno

article-post

Pier Carlo Padoan chiederà all’Unione Europea un prestito per salvare il Monte dei Paschi di Siena ed altre banche. Lo scrive oggi La Stampa in un articolo a firma di Alessandro Barbera che disegna uno scenario nuovo nella crisi bancaria italiana aggravata dalla caduta del governo. Secondo il quotidiano dovrà intervenire il fondo Salva-Stati ESM, proprio quello di cui ieri un consigliere di Angela Merkel auspicava l’intervento.

Il tentativo di Jp Morgan di trovare una soluzione di mercato sta naufragando sotto i colpi dell’incertezza politica e la richiesta del numero uno Marco Morelli di avere dalla Banca centrale europea il sì ad una ulteriore dilazione del piano non andrà in porto. Del resto la lista degli istituti in difficoltà è lungo: le già citate Popolare di Vicenza e Veneto Banca, finora tenute in vita dal Fondo Atlante. E poi Etruria, Banca Marche, Carichieti, Cariferrara, di fatto fallite un anno fa e rimaste invendute. E ancora Ubi, con troppi crediti deteriorati per potersi fare carico dell’acquisto delle suddette banche, o il caso Carige. Insomma, un intervento dello Stato per mettere in sicurezza l’intero sistema è inevitabile.

monte dei paschi di siena
Gli impieghi del Montepaschi (Il Sole 24 Ore, 7 dicembre 2016)

Il piano di salvataggio nei giorni scorsi era partito bene con la conversione dei bond in azioni (le adesioni definitive hanno raggiunto quota 1,028 miliardi di euro), ma oggi deve fare i conti con il mutato quadro politico, all’indomani della vittoria del No al referendum e alle annunciate dimissioni da parte di Renzi. Di fronte a questa situazione, le banche del consorzio di garanzia per l’aumento di capitale hanno deciso di congelare l’operazione per 3-4 giorni in attesa di capire l’evoluzione dello scenario politico. Idem ha fatto il fondo sovrano del Qatar (Qia) che si è messo alla finestra mettendo in stand by il proprio ingresso nel capitale della banca con un investimento fino a un miliardo di euro. In linea teorica, l’aumento di capitale, qualora gli anchor investor decidessero di entrare nella partita e le banche sciogliessero le proprie riserve, è ancora possibile, ma bisognerebbe lanciarlo entro lunedì prossimo per poterlo completare entro la fine dell’anno e rispettare così la tempistica del piano concordato con la Bce e approvato il 24 ottobre. Una finestra temporale che via via si fa sempre più stretta.

Il mercato ci crede, e non a caso ieri la Borsa di Milano e i titoli bancari sono volati. Ma il solo salvataggio di Siena sarebbe come chiudere una falla in una vasca piena di buchi. Il decreto a cui lavora il Tesoro vale ben di più dei tre-cinque miliardi invocati al mercato per Siena, e al momento non prevede l’intervento diretto dello Stato, bensì quello dell’Europa attraverso il fondo Salva-Stati Esm. La cifra in ballo indicata da due fonti concordanti del Tesoro è di 15 miliardi di euro. Lo schema è quello applicato dalla Spagna nel 2012 per evitare il crac degli istituti iberici e che il governo Monti rifiutò, preoccupato di non dare fiato alle trombe del grillismo. Allora l’Europa sborsò quaranta miliardi che furono trasferiti a un Fondo nazionale. La richiesta italiana vale meno della metà di quello spagnolo, e di per sé conferma la delicatezza della scelta.

Ovviamente i fondi dell’Esm sono formalmente un prestito e per questo comportano la firma di un accordo con l’Europa che impone quelle che nel gergo tecnico si chiamano «condizionalità», spiega La Stampa: «Nel caso della Spagna riguardarono il risanamento e la governance delle banche oltre alle scelte di politica economica: al governo Rajoy fu chiesto di rispettare un obiettivo di deficit per il 2014 del 2,8 per cento. All’Italia, già sotto osservazione per la manovra 2017, potrebbe costare la richiesta di una correzione o quantomeno di una legge di bilancio nel 2018 ben più severa di quella approvata quest’anno».
EDIT: Il MEF smentisce:

“Non ci sono colloqui ne’ tanto meno richieste” di un prestito al Fondo Salva Stati europeo per Mps. Lo si apprende da fonti del ministero dell’Economia e della Finanze che smentiscono notizie di stampa che parlavano di un’intenzione del Tesoro di chiedere un prestito di 15 miliardi al Fondo Salva Stati per Mps e altri istituti di credito.

Leggi sull’argomento: Che fine ha fatto l’aumento di capitale per MPS?

Potrebbe interessarti anche