Il Salva-Popolare di Bari nel decreto crescita

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-18

La norma auspica un grande polo bancario nel Mezzogiorno che dovrebbe includere la Popolare di Bari, la Popolare Puglia e Basilicata e la Popolare pugliese

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Spunta un aiuto alla Banca Popolare di Bari nel decreto crescita. Una norma che permette a imprese e istituti di credito del Sud di trasformare le attività fiscali differite in credito di imposta fino a 500 milioni di euro, solo nel caso di aggregazioni. La direzione indicata dalla norma dunque, con la benedizione del Mef e della Banca d’Italia e, assicura il relatore Giulio Centemero (Lega), anche dell’Antitrust Ue, è quella della costituzione di un grande polo bancario nel Mezzogiorno che dovrebbe includere la Popolare di Bari, la Popolare Puglia e Basilicata e la Popolare pugliese.

Scrive oggi Repubblica che i diretti interessati sono entusiasti: «È un provvedimento che ci auguriamo metta fine ad un lunghissimo periodo di incertezze iniziato nel 2015 con il decreto di urgenza Renzi sulle Popolari immediatamente dopo il nostro salvataggio di Tercas», dice il presidente della Banca Popolare di Bari, Marco Jacobini. La norma, aggiunge il presidente della Banca Popolare Puglia e Basilicata, Leonardo Patroni Griffi, «imporrà ai cda degli istituti di credito una riflessione nel valutare ipotesi di aggregazione».

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Banca Popolare di Bari, i conti (La Repubblica, 6 gennaio 2019)

Ma i dem sono critici non tanto nella sostanza, quanto per il metodo: si tratta di un salva-banche in piena regola, dice Mauro Del Barba (commissione Finanze), ma varato «alla chetichella e senza dibattito, forzando i tempi e violando gli accordi». «Ci sono istituti di credito in crisi che potrebbero andare in default o ave
re capitale insufficiente. Interveniamo su situazioni urgenti», taglia corto Centemero.

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