Opinioni
Il vero problema di Rousseau: i risultati possono essere manipolati
di Marco Demmini
Pubblicato il 2017-08-19
Il “sistema operativo” Rousseau è il tempio della democrazia diretta, la piattaforma presa tanto sul serio da fior di giornalisti e autorevoli testate. Nessuno spiega tuttavia un dato tecnico indiscutibile e per nulla secondario: i dati relativi alle consultazioni (in altre parole, il numero di voti per questa o quella opzione) possono essere manipolati arbitrariamente […]
Il “sistema operativo” Rousseau è il tempio della democrazia diretta, la piattaforma presa tanto sul serio da fior di giornalisti e autorevoli testate. Nessuno spiega tuttavia un dato tecnico indiscutibile e per nulla secondario: i dati relativi alle consultazioni (in altre parole, il numero di voti per questa o quella opzione) possono essere manipolati arbitrariamente dall’amministratore del database senza che nessuno si accorga di nulla.
Questo non significa che le votazioni siano state modificate: però era ed è possibile farlo. Questa è l’anomalia primaria che si continua a sottovalutare, il vero vulnus democratico al cui confronto le recenti violazione di dati sono una piccola cosa. Le falle di sicurezza possono indicare approssimazione e dilettantismo ma rischiano di nascondere, dietro il fascino malandrino dell’hacking, la vera questione: nessuno può sapere se i dati definitivi delle consultazioni online corrispondano al risultato reale sancito dai votanti.
Si deve andare sulla fiducia. Se gli amministratori del sistema ritengono con mirabile onestà di non modificare i risultati, bene (è quello che è successo a Genova, quando al voto ha vinto la Cassimatis invece del candidato “preferito” da Grillo). Se viceversa volessero manipolarli potrebbero farlo e nessuno lo saprebbe tranne loro stessi. È un po’ come dire: votiamo alle elezioni spedendo il voto in busta chiusa direttamente a casa di Renzi. Ci penserà lui a scrutinarle e a fornire alla fine della conta i risultati definitivi e inappellabili. Lo dice lui e ci fidiamo.
Alle elezioni politiche a validare i risultati ci sono presidenti di seggio e scrutatori che si prendono responsabilità personali e rischiano conseguenze penali, rappresentanti di lista di tutti i partiti che assistono allo scrutinio e firmano i verbali, carabinieri e poliziotti pronti a intervenire in caso di disordini, magistrati della corte d’appello che verificano i documenti e proclamano gli eletti. Nella piattaforma Rousseau c’è semplicemente un server – il cui codice sorgente non è noto alla faccia della trasparenza – che gestisce dati privati inaccessibili al pubblico, non verificabili (né manipolabili) da nessuno se non all’amministratore del database o del sistema.
Si produce un gran danno quando si conferisce una patente di serietà a una cialtronata.
Edit:
A confermare queste considerazioni tecniche è intervenuto su Facebook Rufo Guerreschi, l’esperto IT la cui analisi è stata pubblicata qualche giorno fa proprio sul blog di Beppe Grillo.