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Rosaria Vicino: l'ex sindaca PD che comandava sulle assunzioni Total

Alessandro D'Amato 01/04/2016

Dall’uso della macchina di servizio per andare al parucchiere all’affitto di una sua abitazione che imponeva all’azienda tra i capi d’imputazione. Ma il vero ruolo era quello di ufficio di collocamento

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Rosaria Vicino, esponente del Pd, ex sindaca di Corleto Perticara, “la donna che da sola mise in scacco la Total”, è tra gli indagati nell’inchiesta Tampa Rossa. I capi di imputazione, raccontano oggi Giuliano Foschini e Marco Mensurati, sono pesanti: dall’uso della macchina di servizio per andare al parucchiere («Io sono sindaco e quindi capo della polizia. Prendo la macchina e faccio quello che voglio» diceva al povero comandante dei vigili urbani che provava a obiettare sulla legittimità dell’utilizzo del mezzo) all’affitto di una sua abitazione che imponeva all’azienda che lavorava ai pozzi nel suo paese. Ma quello che si racconta nell’articolo è spettacolare:

«Il nostro concetto, la nostra filosofia è questa – spiegava il sindaco al telefono ai suoi interlocutori – piena apertura però nessuno deve dimenticare che questa è la sede del centro olii, che questa è la sede di tutti i pozzi, e che quindi… la maggiore occupazione, il comune che va attenzionato prima è Corleto. E poi tutti gli altri…». Che singifica? Lo si capisce bene leggendo le sue telefonate con i dirigenti della Total e con le altre aziende interessate al progetto Tempa Rossa. «Vi servono due persone? Noi vi mandiamo due persone…». Spiegava a uno dei manager della società: «No questi me li devi pigliare, bello. Senza se e senza ma. Ti parlo molto chiaramente: c’è uno che si chiama Potenza Mario e l’altro Antonio. Uno è il papà e l’altro è il filgio. Di questi due chi ti piace ti prendi». Un po’ Zalone e un po’ Cetto Laqualunque: «Stai scrivendo? Allora Minnelli al numero uno e poi segui la graduatoria che ti ho dato: Carla, Rocchina, Immacolata, Giuseppina, Salvatore». Anche perché la sindaca Rosaria si innervosiva facilmente: «E no! Quell’altro mi aveva detto di prendere qualcuno e poi non ne ha pigliato uno: uno scostumato (…) Anche perché non possiamo mettere le persone da fuori. Eh!».

La Vicino fungeva da ufficio di collocamento presso l’azienda che investiva in zona e arrivava anche a pretendere e minacciare ritorsioni nel caso:

Le tremende contromosse del sindaco Rosaria, del resto, erano pronte: «Ho già detto a Total: se dobbiamo stare a guardare noi, starete a guardare tutti, non esce una carta da qua! Nessuna autorizzazione, niente! Se i nostri devono stare a guardare, non vogliamo lavorare!». Anche perché era donna di mondo: «Non è giusto che devono lavorare le stesse persone, Rosa’» le diceva un cittadino esasperato. «Il figlio dell’assessore, il figlio dell’impiegato, devo fare i nomi di tutti quanti? Devo andare alla Procura?». «Tranquillo domani mattina lo chiamiamo, piglia un curriculum, portalo qua…». C’era posto per tutti, nel grande pozzo di Corleto.

Leggi sull’argomento: Il grande ritorno del complotto della magistratura contro il povero governo

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