Romina Power: il segreto di Italia fa arrabbiare l'ANPI

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-11-24

Non solo scie chimiche per Romina Power. Il suo film Il segreto di Italia, per la regia di Antonello Belluco, che racconta l’eccidio di Codevigo avvenuto tra l’aprile e il giugno del 1945, quando 136 persone tra Brigate Nere, componenti della Guardia Nazionale Repubblicana e alcuni civili vennero uccise dalla 28esima Brigata Garibaldi. Fa sapere …

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Non solo scie chimiche per Romina Power. Il suo film Il segreto di Italia, per la regia di Antonello Belluco, che racconta l’eccidio di Codevigo avvenuto tra l’aprile e il giugno del 1945, quando 136 persone tra Brigate Nere, componenti della Guardia Nazionale Repubblicana e alcuni civili vennero uccise dalla 28esima Brigata Garibaldi. Fa sapere Il Giornale che al multisala «The Space» di Limena, nei pressi di Padova, il film è campione al botteghino con un risultato che era difficile prevedere: su 17 sale, ha incassato meno soltanto di Hunger games e, per far fronte a tutte le richieste, è stato addirittura programmato uno spettacolo supplementare alle 0.45.
romina power il segreto di italia padova
Un film che però all’ANPI non è piaciuto per niente, e la recitazione di Romina in veneto ancora meno:

«Esprimiamo tutta la nostra delusione e il nostro disappunto» dicono la presidente provinciale dell’Anpi Floriana Rizzetto e il coordinatore veneto Maurizio Angelini, «perché il film è confuso e contraddittorio nel rapporto fra passato e presente, fra rievocazione e attualità; l’interpretazione della maggioranza degli attori è approssimativa e dilettantesca; la ricostruzione degli ambienti rurali almeno improbabile». Non è sfuggito ai critici il coltivatore diretto di Codevigo che possiede una Balilla in tempo di guerra. Ma non è tutto: «Il dialetto veneto esibito da Romina Power e altri attori è una koinè inventata e talora ridicola; molti personaggi sono macchiette da compagnia dilettantistica e il paesaggio è ricostruito in maniera oleografica, con scivolate patetiche alla Mulino Bianco». Ma è sulla ricostruzione storica che l’Anpi cala la scure della critica più veemente: «Belluco presenta una Codevigo irreale: occupazione tedesca e collaborazionismo fascista dipinti come periodi di tutta tranquillità; episodi tragici anteriori all’eccidio, come l’assassinio a sangue freddo, da parte dei fascisti, del prigioniero neozelandese Thomas Gay, ridotto alla sua semplice consegna ai tedeschi; l’ assassinio di Vittorio Antonio Lorenzetto (il matto di paese nel film), benevolmente e non casualmente trasformato in una finta esecuzione».
Secondo Rizzetto e Angelini, Belluco avrebbe deliberatamente sfumato sull’origine ravennate della maggioranza dei fascisti uccisi a Codevigo. «Non abbiamo dubbio alcuno che la totalità dei morti di Codevigo, ravennati e locali, siano state vittime di una furia giustizialista sommaria, inaccettabile e barbara» riconoscono i rappresentanti dell’Anpi, «escludiamo però che tutte quelle vittime possano essere definite innocenti. Fra i ravennati vi erano molti fascisti che avevano comandato la repressione antipartigiana e condotto, a fianco dei nazisti, rappresaglie contro la popolazione e i più anziani, nei primi anni Venti, erano stati squadristi in prima fila nel reprimere il movimento dei braccianti e dei contadini».

Scrive Wikipedia che la Magistratura di Padova trattò la vicenda in numerosi procedimenti dal 1945 al 1950 e poi dal 1961-62 sulla base d’indagini condotte fin dall’inizio dalla polizia Alleata e dai Carabinieri. Furono giudicati anche quattro partigiani della 28ª Brigata Garibaldi, tutti e quattro furono assolti.

Leggi sull’argomento: La canzone di Romina Power sulle scie chimiche

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