Riscatto laurea, le 63mila domande del 2019

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-17

La cifra da pagare per il riscatto light è fissata per quest’anno a 5.265 euro circa. Una quota che si riduce poi ulteriormente per effetto delle detrazioni

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Per il riscatto della laurea il sistema low cost entrato in vigore ormai quasi un anno fa che consente di utilizzare anche gli anni di studio nel conto per la pensione ha riscosso un grande successo,come si era visto fin dai primi mesi di applicazione delle nuove regole. Racconta oggi Il Mattino che secondo i dati dell’Inps, nel 2019 le richieste sono state 63.210, contro le 29.343 totalizzate nell’intero 2018, le 24mila circa del 2017 e le 20mila del 2016. L’impennata è ancora più significativa se si considera che l’agevolazione è operativa solo dal marzo scorso. Nel dettaglio le domande arrivate all’istituto di previdenza riguardano per poco più della metà i nuovi criteri agevolati e per ilresto il vecchio regime, che resta in piedi.

riscatto della laurea
Riscatto Laurea, il boom del 2019 (Il Mattino, 17 febbraio 2020)

Con il nuovo sistema agevolato – al momento sperimentale e limitata al triennio 2019-21 ma che si immagina venga stabilizzato definitivamente – si possono riscattare fino a 5 anni. I periodi da recuperare per la pensione dovranno comunque essere precedenti al 29 gennaio 2019.

È necessario inoltre essere iscritti a una delle gestioni dell’assicurazione generale obbligatoria. Sono escluse invece le casse private. La cifra da pagare per il riscatto light è fissata per quest’anno a 5.265 euro circa. Una quota che si riduce poi ulteriormente per effetto delle detrazioni. Per avere un confronto bisogna tenere presente che con il sistema ordinario, con un reddito annuo lordo di 32mila euro, per recuperare 12 mesi di studio per la pensione si spendono circa 10.600 euro, escluso sempre il vantaggio fiscale. Uno sconto quindi molto significativo. L’istituto di previdenza ha stabilito ora che il riscatto agevolato si può fare anche per periodi di studio precedenti il 1996 ma a patto di rinunciare al sistema di calcolo misto retributivo-contributivo a cui è soggetto chi ha iniziato a lavorare prima di quell’anno, quando è entrata in vigore la legge Dini.

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