Cosa hanno deciso i giudici su Desirée Mariottini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-14

Perché i giudici si sono orientati verso questa decisione, che già ieri era sembrata incomprensibile ai più? Il ragionamento delle toghe sulle prove raccolte dai pubblici ministeri

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Ieri il Tribunale del Riesame ha fatto cadere l’accusa di omicidio volontario nei confronti di Chima Alinno e Brian Minthe, due dei quattro accusati per la morte di Desirée Mariottini e ha anche derubricato il reato di violenza sessuale di gruppo in abusi sessuali aggravati dalla minore età della vittima, lasciando comunque in carcere i due e aprendo la strada per una decisione simile anche nei confronti di Mamadou Gara, per il quale l’udienza si svolgerà oggi. Per Yousif Salia, il ghanese arrestato a Foggia, l’accusa di omicidio era caduta già in sede di convalida del fermo.

Cosa hanno deciso i giudici su Desirée Mariottini

Perché i giudici si sono orientati verso questa decisione, che già ieri era sembrata incomprensibile ai più? Il ragionamento delle toghe è che non è vero che i due accusati abbiano accettato il rischio che la 16enne, come sostenuto dalla Procura, potesse morire a seguito del mix di droghe e farmaci che le venne somministrato ben oltre la sua volontà nell’edificio abbandonato di via dei Lucani, il 18 ottobre scorso.  Per di più, gli stupri sono stati singoli: per questo non c’è l’aggravante di aver agito in gruppo, e il reato è stato derubricato a violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima.

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Gara Mamadou, Brian Minthen, Chima Alinno: i tre arrestati per l’omicidio di Desirée Mariottini (foto da: Corriere della Sera)

Queste le motivazioni delle decisioni del Tribunale del Riesame in base agli elementi di prova raccolti dall’accusa. Il procuratore aggiunto Maria Monteleone è però pronta a confermare l’impianto accusatorio, partendo dalle testimonianze che dicono che gli accusati hanno impedito agli altri di chiamare i soccorsi perché “Meglio lei morta che noi in galera”. L’esito degli esami tossicologi, scrive oggi il Corriere, conferma che Desirée è morta per un miscuglio di «morfina, eroina, cocaina e metadone», oltre agli psicofarmaci. La tesi della Procura è che le furono somministrati in quantità tanto elevata per ridurla a uno  stato di incoscienza e così sottoporla a violenza, senza preoccuparsi di provocarne la morte. Ed è stato proprio questo a far scattare l ’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale. Una tesi che i giudici non hanno ritenuto fondata, probabilmente considerando che non ci fosse alcuna volontà di uccidere.

L’interrogatorio del quinto uomo, Marco Mancini

Intanto oggi nel carcere di Regina Coeli, davanti al gip, si svolgerà l’interrogatorio di convalida del fermo di Marco Mancini, il trentaseienne romano accusato di aver venduto ai quattro indagati gli psicofarmaci utilizzati per uccidere Desirée. Mancini, per il quale è stata chiesta dai pm un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, deve rispondere di detenzione e cessione illecita di sostanze stupefacenti. Sarebbe stato lui a vendere cocaina, eroina e psicofarmaci capaci indurre effetti psicotropi, a persone (compresa Desirée) che frequentavano il palazzo di via dei Lucani.

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A Foggia intanto sarà interrogato Yusif Salia, il quarto indagato per l’omicidio e lo stupro della ragazzina di Cisterna. Dopo che il gip pugliese si era dichiarato incompetente, una nuova richiesta  arresto e una nuova ordinanza sono state firmate negli uffici giudiziari romani.

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