Politica

La ricetta di Di Maio per fermare gli sbarchi dalla Tunisia (è insolitamente lucida)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-31

Il ministro spiega che per fermare gli sbarchi dalla Tunisia serve agire d’intesa con il governo locale e che mentre è impossibile fermare gli sbarchi, come chiede chi nel centrodestra specula su una situazione che lo stesso Matteo Salvini non ha mai risolto mentre era al Viminale, bisogna cercare di bloccare le partenze

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Luigi Di Maio, insolitamente lucido, rilascia oggi un’intervista a Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera in cui spiega che per fermare gli sbarchi dalla Tunisia serve agire d’intesa con il governo locale e che mentre è impossibile fermare gli sbarchi, come chiede chi nel centrodestra specula su una situazione che lo stesso Matteo Salvini non ha mai risolto mentre era al Viminale, bisogna cercare di bloccare le partenze:

«Il momento è molto delicato, lo ha fatto presente anche la ministra Lamorgese. C’è una fase di instabilità politica in Tunisia che sta alimentando gli arrivi verso l’Italia e noi non dobbiamo pensare a come fermare gli sbarchi, ma a come bloccare le partenze. Questo è il nodo che stiamo affrontando già a livello governativo. Anche perché la Tunisia è un Paese sicuro e chi parte per l’Italia viene rimpatriato. Non sarà regolarizzato nessuno. Proprio oggi tra l’altro abbiamo convocato l’ambasciatore tunisino chiedendogli di accelerare i rimpatri e ci ha assicurato che dai primi di agosto ripartiranno (80 a volo). Inoltre abbiamo chiesto maggiore vigilanza a Sfax e sono stati trasferiti due pattugliatori dal governo di Tunisi».

Come interverrà il governo? Ha parlato con Conte e Lamorgese?
«Si, ci siamo riuniti in questi giorni anche insieme al ministro Guerini. Il piano da avanzare è articolato. Intanto va portato avanti il negoziato per un nuovo accordo in materia migratoria e presto io stesso andrò a Tunisi per affrontare il tema, ma prima voglio i fatti. Bisogna lavorare subito ad un accordo con le autorità tunisine affinché sequestrino in loco e mettano fuori uso barchini e gommoni utilizzati per le traversate, perché le imbarcazioni che stanno arrivando sono di questo tipo qui, cosiddette fantasma, spesso fuggono ai radar. Lo scenario ricorda quello albanese degli  inizi del 2000 e allora con il governo di Tirana si cooperò in questo senso, il che contribuì a fermare i flussi. Con Tunisi dobbiamo sperimentare la medesima strada a mio avviso, lavorando  naturalmente su più fronti».

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Quali?
«Ad esempio in materia di cooperazione bilaterale, valorizzando gli stanziamenti della cooperazione allo sviluppo:rafforzare le istituzioni locali serve ad offrire possibilità di crescita e sviluppo a chi è in difficoltà e a dargli una prospettiva futura nel suo Paese di origine. Allo stesso tempo, facilitare gli investimenti delle nostre imprese nella regione mediterranea. Ma prima di parlare di questo, ci aspettiamo piena collaborazioni sul rafforzamento della cooperazione in ambito migratorio».

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