Il problema della riapertura differenziata per ogni regione (sono Lombardia e Piemonte)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-21

Le previsioni sul Centro-Nord in ritardo nella lotta al Coronavirus cozzano con le ambizioni e gli obiettivi di alcuni di quei governatori, che invece sono quelli che stanno attualmente spingendo di più per riaprire prima. Le prime regioni a uscire dall’emergenza potrebbero essere Basilicata e Umbria

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Ieri l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni italiani ha pubblicato una mappa che pronostica quando finiranno i contagi da Coronavirus SARS-COV-2 nelle regioni italiane. Secondo la mappa quelle del Centro-Nord in cui la diffusione di Sars-Cov-2 è iniziata prima, saranno “verosimilmente” le ultime a liberarsi dalla morsa di COVID-19.

Il problema della riapertura differenziata per ogni regione (sono Lombardia e Piemonte)

E il problema è proprio questo: le previsioni sul Centro-Nord in ritardo cozzano con le ambizioni e gli obiettivi di alcuni di quei governatori, che invece sono quelli che stanno attualmente spingendo di più per riaprire prima. Per questo, spiega oggi Il Messaggero, al centro delle riunioni di ieri a palazzo Chigi il rapporto con la pressante richiesta delle regioni del Nord di non applicare quello schema di riapertura graduale, messo a punto dall’”Osservatorio nazionale sulla Salute nelle regioni italiane” coordinato da Walter Ricciardi, consulente dell’Oms, del ministro della Salute Speranza e principale sostenitore della riapertura differenziata.

Dopo molto discutere, il rinvio delle elezioni regionali a settembre – malgrado il pressing di Veneto,Campania, Liguria e Puglia – rappresenta il primo punto fermo della Fase 2 e ne diventa un po’ il criterio. D’altra parte tenere chiuse le scuole, e aprirle a fine giugno per eleggere futuri assessori, rischiava di non essere compreso. Ma oltre alla tempistica – decisa dai ministri riuniti in videoconferenza da Giuseppe Conte – rileva anche la prospettiva di un mega election-day autunnale che manda in soffitta qualunque strategia a macchia di leopardo che inevitabilmente si riversa anche sulla scelta dei modi della ripartenza.

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Coronavirus: le previsioni sulle date di azzeramento delle infezioni regione per regione (Corriere della Sera, 21 aprile 2020)

Ma se per le elezioni il problema si risolve con l’election day a settembre, non altrettanto facilmente si risolveranno le questioni sottese alla riapertura. Tanto che il governo pensa di seguire un altro schema: non quello della percentuale di contagi, ma quello sulla base di una serie di requisiti e linee guida che non si limiteranno all’uso delle mascherine o al distanziamento sociale, ma arriveranno fino alla presenza di strutture sanitarie adeguate. Ma l’avvio differenziato, regione per regione, che molto piace al Comitato tecnico, non convince la politica. La pressione delle regioni del Nord è forte e si unisce a quella delle imprese e degli operatori economici.

Il problema è che le regioni che spingono per non essere tagliate fuori sono quelle che hanno ancora percentuali considerevoli di contagi, come Lombardia e Piemonte, mentre il Veneto è da giorni che sostiene di essere pronto e la Campania di De Luca dice di rimettersi alle decisioni del governo. A spingere da giorni per un’accelerazione della fase 2, sono ancora i renziani. Il ministro Teresa Bellanova chiede di autorizzare già dalla prossima settimane alcune riaperture. In pressing su Conte è anche il Pd. Il ministro Dario Franceschini spinge per avere entro la settimana una sorta di programma non tanto sui tempi, quanto sui requisiti che devono essere chiesti a territori, aziende e cittadini, per potersi rimettere in moto.

La situazione dei contagi regione per regione

Attualmente la situazione dei contagi regione per regione ci dice che ci sono territori dove il Coronavirus è quasi sconfitto e zone dove invece l’epidemia è ancora fuori controllo o quasi. Le prime regioni a uscire dall’emergenza potrebbero essere Basilicata e Umbria, territori nei quali il 17 aprile erano stati registrati rispettivamente solo 1 e 18 casi e dove già oggi, secondo le stime, potrebbe essere raggiunto l’azzeramento dei contagi. Le ultime invece potrebbero essere Marche e Lombardia, sedi di grandi focolai, che dovranno aspettare rispettivamente il 27 e 28 giugno, quando il contatore non registrerà più alcun nuovo infetto. E poi c’è il caso del Piemonte, che ieri ha registrato per la prima volta dati migliori rispetto al giorno prima per il numero dei positivi: l’incremento è stato di 293, contro il +563 di domenica; mentre si aggiungono altri 143 guariti, portando il bilancio complessivo a 2768; altri 1667 pazienti sono considerati in via di guarigione. Continua ad allenarsi la pressione nella terapia intensiva, sia pure con un calo contenuto (-3): il totale a 301. In lieve discesa il numero dei decessi, 74 quelli comunicati oggi (di cui 17 registrati nella giornata odierna), dall’Unità di crisi regionale, contro i 77 di ieri. Il totale complessivo è di 2.453 deceduti risultati positivi al virus; i contagi sono in tutto 21.437. I ricoverati non in terapia intensiva sono 3.108, con un calo di 188 rispetto al dato di 24 ore prima. Le persone in isolamento domiciliare sono 11.140. I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 102.082, di cui 51.725 risultati negativi.

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La situazione dei contagi regione per regione (La Stampa, 21 aprile 2020)

Ma il Piemonte è una di quelle regioni in cui la ripresa delle attività produttive sarebbe imponente e potrebbe far riprendere anche la corsa del Coronavirus. “Questo Governo ha messo al primo posto la tutela della salute dei cittadini, ma certo non è affatto insensibile all’obiettivo di preservare l’efficienza del sistema produttivo”, spiega oggi in un lungo post su Facebook il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “In questa fase non possiamo permetterci di agire affidandoci all’improvvisazione. Non possiamo abbandonare la linea della massima cautela, anche nella prospettiva della ripartenza. Non possiamo affidarci a decisioni estemporanee pur di assecondare una parte dell’opinione pubblica o di soddisfare le richieste di alcune categorie produttive, di singole aziende o di specifiche Regioni. L’allentamento delle misure deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato e articolato”, aggiunge. Chissà se si capirà chi è l’obiettivo della reprimenda e perché bisognerebbe andarci con i piedi di piombo.

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