Il piano del governo per la rete unica web

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-12

Un unico player italiano che permetta la diffusione per tutti i cittadini di internet e banda larga: il progetto del governo e le probabili resistenze degli azionisti Telecom

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Il governo scende in campo per favorire l’unificazione delle reti Telecom e Open Fiber. L’obiettivo è favorire la nascita di un polo in grado di coagulare le risorse per accelerare lo sviluppo della rete in fibra, che consente velocità di navigazione superiori. Un ruolo centrale è destinato ad averlo la Cassa Depositi e Prestiti, che è già in Telecom con una quota che sfiora il 5% e in Open Fiber al 50%, in joint venture paritetica con Enel. Senza interventi, secondo indiscrezioni, sono a rischio 22mila posti di lavoro che, in base alle stime, potranno salire a 30mila in un biennio.

Il piano del governo per la rete unica per il web

«Stiamo lavorando per creare le condizioni affinché si crei un unico player italiano che permetta la diffusione per tutti i cittadini di internet e banda larga», ha confermato ieri il vice premier Luigi Di Maio confermando le indiscrezioni su Telecom-Open Fiber. «Non c’è nessuna volontà di fare espropri proletari, lo faremo dialogando con tutti e pensando ai posti di lavoro. Io credo che entro la fine dell’anno anche il dossier Tim vada chiuso», ha aggiunto. Secondo le indiscrezioni riportate oggi da Repubblica il governo immagina un meccanismo regolatorio che introduca anche per la rete tlc la Rab (regulatory asset base). In poche parole, un sistema incentivante — attraverso le tariffe — per remunerare gli investimenti. Sulla falsariga di quanto succede con Terna e Snam, considerate entrambe esempi di successo.

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I protagonisti e le aziende coinvolte nella rete unica per il web (La Repubblica, 12 novembre 2018)

Una sola rete nazionale dovrebbe, nelle intenzioni dell’esecutivo, permettere un accesso a tutti a prezzi che è possibile sostenere da ognuno. Ma il problema, come era facile immaginare, è lo scorporo della rete Telecom-Tim che tecnicamente potrebbe essere problematico e legalmente incorrere nello stop di Bruxelles. Poi c’è l’incognita Vivendi: mentre per l’azionista Eliot l’idea è buona, per i francesi si tratta comunque di depauperare un asset su cui hanno investito.

La rete unica e il problema di TIM-Telecom

La media company transalpina che fa capo a Vincent Bolloré è in grado di bloccare qualsiasi operazione straordinaria, se non altro perché dispone di una minoranza di blocco nelle assemblee straordinarie dove le delibere sono valide con il sì dei due terzi del capitale presente.  La rete d’accesso che dovrebbe essere scorporata ha un valore implicito nel bilancio Telecom di 15 miliardi, ma poiché non è più in monopolio e gli allacciamenti in Ftth, la fibra fino all’utente finale, vanno a rilento (per quanto a fine anno sia prevista la copertura di 3,5 milioni di unità immobiliari), secondo le stime, senz’altro poco generose, dei concorrenti potrebbe anche valere meno della metà.

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Dati e numeri di Telecom Italia (Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2018)

Su tutto, vigila attentamente l’Autorità delle comunicazioni: il tema della rete è già stato analizzato nelle scorse settimane e domani lo sarà di nuovo. Con un faro: avere una rete efficiente e con pari condizioni di accesso per i vari soggetti.

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