Repubblica e i bambini che si addormentano con le bestemmie

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-07-24

Dev’essere stata una brutta domenica per i social media manager di Repubblica, costretti a smentire che il quotidiano abbia mai pubblicato un articolo in cui si suggerisce che i bambini si addormentino meglio se si sussurra loro qualche bestemmia nell’orecchio. Qui una fotografia dell’anteprima dell’articolo che circolava già da qualche giorno su Facebook, mentre nel …

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Dev’essere stata una brutta domenica per i social media manager di Repubblica, costretti a smentire che il quotidiano abbia mai pubblicato un articolo in cui si suggerisce che i bambini si addormentino meglio se si sussurra loro qualche bestemmia nell’orecchio. Qui una fotografia dell’anteprima dell’articolo che circolava già da qualche giorno su Facebook, mentre nel sommario si segnalava che «un nuovo studio che giunge dall’Inghilterra conferma il metodo utilizzato nelle bocciofile italiane negli ultimi cinquanta anni».

repubblica bambini bestemmie
Il pezzo con il titolo modificato di Repubblica aggregato su Facebook

«AVVERTENZA – Questo è un post fake non pubblicato dalla pagina Facebook di Repubblica. E’ stato intenzionalmente modificato il titolo della notizia. Se dovesse comparire sulla vostra bacheca vi invitiamo a inoltrare la segnalazione a Facebook», avverte la pagina fan del quotidiano giustamente arrabbiata.
repubblica bambini bestemmie 1
Cosa è successo? Nulla di particolarmente sconvolgente. Il titolo e il sommario originale dell’articolo recitavano: «La primissima infanzia decisiva a formare la memoria, ma il cervello va stimolato (senza tv). Paradossalmente, il periodo di cui non ricordiamo nulla è in realtà centrale per la nostra futura capacità mnemonica». Ma quando si aggrega un articolo su una pagina Facebook è possibile modificarne titolo e sommario cliccandoci sopra. Ad esempio così:
repubblica bambini bestemmie 2
Quindi qualcuno ha semplicemente modificato l’articolo attraverso una pagina facebook – sui normali profili non è più possibile – lasciandolo poi circolare liberamente attraverso le condivisioni sui profili, dove appariva il titolo modificato: ovviamente la passione della gente per l’attività di leggere soltanto i titoli senza fare la fatica di aprire gli articoli per verificare che quello che vedono sia corrispondente alla realtà ha fatto il resto. Chissà quanti avranno scritto protestando alla pagina fan della redazione per la blasfemia di cui a Largo Fochetti non erano responsabili. Da lì è arrivata la necessità di una risposta da parte di Repubblica. Che però invita a segnalare a Facebook l’articolo: questa non sembra esattamente un’idea geniale visto che molte segnalazioni su Facebook vengono gestite in automatico e tecnicamente verrà segnalato il sito e il dominio di Repubblica.
 

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