Remdesivir, Tocilizumab e lopinavir: quali sono i farmaci per il coronavirus

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-18

Non esiste ancora una cura per Covid-19 ma sono stati avviati numerosi studi e protocolli di ricerca per valutare l’efficacia di alcuni farmaci e molecole sperimentali che potrebbero aiutare a curare i pazienti affetti da SARS-CoV2

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La battaglia contro la pandemia Covid-19 si combatte su due fronti. Quello degli ospedali dove medici, infermieri e operatori sanitari lottano per salvare i pazienti e quello dei laboratori e dei centri di ricerca dove è iniziata la corsa contro il tempo per trovare una cura per la malattia. Una cura e un vaccino contro il coronavirus SARS-CoV2 non ci sono ancora, e questa mancanza è ciò che rende l’epidemia di Covid-19 molto più che “una banale influenza” o una semplice polmonite virale. Per il vaccino bisognerà attendere almeno un anno, dicono gli esperti, per le cure invece sono già stati avviati dei protocolli di sperimentazione.

Il primo guarito grazie al Remdesivir

Si tratta di farmaci che vengono usati come antivirali per curare malattie come l’Ebola. Uno di questi, quello che sembra al momento più promettente, è il Remdesivir un farmaco sperimentale (quindi non è in commercio) prodotto dalla casa farmaceutica Gilead Sciences. Il 12 marzo AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha annunciato che l’Italia parteciperà ai 2 studi di fase 3 per valutare l’efficacia e la sicurezza della molecola sperimentale remdesivir negli adulti ricoverati con diagnosi di Covid-19. Il dottor Matteo Bassetti, primario della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova ha detto ieri che un  paziente di 79 anni, affetto da Covid-19 è guarito proprio grazie alla somministrazione di Remdesivir.

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Il Remdesivir non è l’unico farmaco che si sta utilizzando in via sperimentale per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19. L’AIFA ha autorizzato l’utilizzo off label (ovvero al di fuori delle indicazioni terapeutiche per cui è stato autorizzato) per quanto riguarda clorochina e idrossiclorochina che sono due antimalarici con dati preliminari di potenziale attività antivirale. Sono stati autorizzati anche lopinavir/ritonavir e, in subordine a quest’ultimo, darunavir in combinazione con cobicistat o ritonavir; si tratta di farmaci utilizzati per il trattamento dell’infezione da HIV. Di recente è stata sospesa la vendita del Kaletra, un farmaco che contiene i principi attivi lopinavir/ritonavir e che veniva spacciato come “cura per il coronavirus”.

Lo studio sul farmaco antireumatico

Un altro farmaco che secondo l’oncologo Paolo Ascierto del Pascale di Napoli sta dimostrando di essere efficace contro Covid-19 è il tocilizumab. Il tocilizumab è un anticorpo monoclonale attualmente autorizzato per il trattamento di differenti forme di artrite reumatoride. Il farmaco viene distribuito gratuitamente dalla casa farmaceutica Roche alle regioni che ne fanno richiesta. Ieri l’AIFA ha autorizzato lo studio denominato TOCIVID-19 che valuterà l’efficacia e la sicurezza del tocilizumab nel trattamento della polmonite in corso di COVID-19. Per lo studio – promosso dall’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Napoli con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e l’IRCCS di Reggio Emilia – sono previsti due gruppi di pazienti. Il primo gruppo (studio di fase 2) verificherà una ipotesi di riduzione della mortalità a un mese.

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All’interno di questo gruppo saranno trattati 330 pazienti ricoverati per polmonite da COVID-19 che mostrino i primi segni di insufficienza respiratoria o che siano stati intubati entro le ultime 24 ore. Il secondo gruppo (raccolta dati o studio osservazionale) è stato concepito con l’obiettivo di migliorare le modalità di gestione dell’ emergenza in corso e includerà i pazienti già intubati da oltre 24 ore e i pazienti che siano già stati trattati prima della registrazione sia intubati che non intubati. Il numero di questi pazienti – spiega l’AIFA – «non è definito a priori poiché la numerosità deriverà dalla valutazione dei risultati della fase 2 e dall’andamento della pandemia».

Plasma, clorochina e altri farmaci sperimentali

Ci sono poi altri protocolli sperimentali. Ad esempio quello che prevede di utilizzare il plasma dei pazienti guariti da Covid-19 e che è stato utilizzato a Wuhan. In Lombardia è stato firmato un protocollo di ricerca che verrà condotta dall’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Mantova e dal Policlinico San Matteo di Pavia. In Giappone la casa farmaceutica Takeda ha annunciato l’avvio della fase di sviluppo di un farmaco a base di plasma per la cura di Covid-19. Sempre in Giappone è balzata rapidamente agli onore delle cronache (e dei mercati, con un balzo del 15%) una società controllata da Fujifilm produce un antivirale denominato Avigan (prodotto esclusivamente su richiesta del governo nipponico) e conosciuto anche come Favipiravir che ha favorito la ripresa dei contagiati, stando alle dichiarazioni di un funzionario del ministero della Scienza e tecnologia cinese, Zhang Xinmin.

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La clorochina (un farmaco antimalarico) sembra essere stata utilizzata con successo in Francia almeno stando alle dichiarazioni fatte da Didier Raoult, Presidente dell’istituto Méditerranée Infection di Marsiglia che sostiene di aver somministrato il farmaco a 24 pazienti guarendone 18 nell’arco di sei giorni. Non è chiaro però quale protocollo sia stato seguito e non sono stati resi noti dati medici sullo stato dei pazienti (ad esempio se erano pazienti “gravi” o meno). Lo studio, se di studio si può parlare non è stato condotto in doppio cieco quindi dal punto di vista scientifico siamo ancora in alto mare. Vale la pena di ricordare che nessuno di questi farmaci è in vendita in farmacia, quindi è inutile andare a chiederlo. Per quanto riguarda i farmaci da banco (ibuprofene, paracetamolo e altri) bisogna prestare attenzione ad assumerli se si sospetta di essere affetti da Covid-19. Rispetto ai farmaci per la cura dell’ipertensione l’AIFA allo stato attuale consiglia di non modificare la terapia in atto con anti-ipertensivi (qualunque sia la classe terapeutica) nei pazienti ipertesi ben controllati e di non utilizzare farmaci ACE-inibitori e sartani anche in persone sane a fini profilattici.

Foto copertina via Pixabay

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