Le 5 regole della commissione Vigilanza Rai per i talk show del servizio pubblico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-08

La commissione di Vigilanza Rai ha proposto una risoluzione in cinque punti per migliorare la qualità dei dibattiti televisivi sulle reti del servizio pubblico

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Per mettere un freno – in tempo di guerra – alle “caciare” televisive in cui troppo spesso alcuni talk show del servizio pubblico scadono, la commissione di Vigilanza Rai ha proposto una risoluzione in cinque punti “da tradurre in una mozione unitaria votata da tutti i gruppi parlamentari”, come afferma il presidente Alberto Barachini, per scoraggiare “l’effetto pollaio”. Nella speranza che anche le reti private si adeguino, nonostante su di loro non si possa intervenire. L’obiettivo è garantire una corretta esposizione della realtà, che dovrebbe essere sempre l’intenzione dei programmi di informazione ma diventa ancor di più essenziale “in questa fase drammatica”. Il primo punto riguarda la “qualità” degli ospiti, che devono essere “solo persone di comprovata competenza e autorevolezza”: niente più esperti autoproclamatisi tali, ma soltanto invitati con un curriculum dimostrabile. Come fa notare Giornalettismo, si tratta però di un argomento che si presta a interpretazioni.

Le 5 regole della commissione Vigilanza Rai per i talk show del servizio pubblico

Poi: favorire la “rotazione delle presenze” al fine di “aumentare la pluralità delle voci” e di evitare che si generino rapporti umani di qualsiasi tipo all’interno dei programmi che danno più spazio a personalismi che all’informazione. Il terzo punto riguarda l’aspetto economico e chiede di “privilegiare” le ospitate gratuite: un tasto ancora dolente dopo la decisione della Rai di stralciare il contratto di Alessandro Orsini che avrebbe dovuto percepire 2mila euro a puntata per parlare a Cartabianca. E ancora: “Evitare la rappresentazione teatrale degli opposti e delle contraddizioni, alla ricerca della spettacolarizzazione e del dato di ascolto”, il vero fulcro dei problemi intorno al mondo dei talk show, che spingono affinché le posizioni si estremizzino così da far alzare il tono dello scontro. In ultimo il quinto punto, che suona più come un richiamo deontologico alla professione giornalistica: “Contrastare la disinformazione, garantire la veridicità delle notizie e delle fonti, puntando ad assicurare l’equilibrio corretto delle posizioni esposte”.

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