Come le Regioni occultano i contagi da Coronavirus facendo meno tamponi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-05

La Lombardia, che ha processato la miseria di 18.000 tamponi negli ultimi tre giorni, al 27 maggio faceva 1.608 tamponi diagnostici ogni 100 mila abitanti, ora – pur restando sopra la media nazionale -1.149. Fa peggio il Piemonte: da 1.675 a 952.

article-post

Il Fatto Quotidiano scrive oggi in un articolo a firma di Marco Palombi che le Regioni si stanno attrezzando per fare meno tamponi: il numero è calato negli ultimi giorni, anche nelle regioni come la Lombardia dove circola di più. L’effetto è ovvio: si scoprono meno contagiati dal Coronavirus SARS-COV-2 e da COVID-19:

IN BUONA SOSTANZA, invece, delle mitiche “tre T” che dovevano consentirci una (quasi) normalità in sicurezza – testare, tracciare, trattare – è rimasta solo l’ultima: il numero dei tamponi negli ultimi giorni è calato e questo, ovviamente, è più grave nelle Regioni in cui il coronavirus circola di più (dalla Lombardia in giù). Il punto è che se il Covid-19 è ancora pericoloso – come dicono le istituzioni tutte – affidarsi all’osservazione delle presenze negli ospedali è un grosso errore: quando i pazienti affollano i Pronto Soccorso, il virus circola già da settimane. Parliamo dei tamponi. In queste settimane molte Regioni ci hanno detto che ne facevano pochi perché mancavano i reagenti.

Ebbene, ieri il commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, ha sostenuto che, all’esito della procedura di acquisto mondiale concordata proprio con le Regioni, la capacità produttiva teorica passerà a breve dai 60mila tamponi/giorno di media attuali a 90mila (senza contare che l’obiettivo, ora, è comprare macchinari “aperti” per processare i tamponi da fornire alle Regioni). Problema: nell’ultima settimana il numero dei tamponi effettuati è stato spesso più vicino ai 30-40mila dei primi giorni dell’epidemia che al doppio.

regioni meno tamponi coronavirus

Volendo si può dire in un altro modo: nella fase 2, rilevala Fondazione Gimbe nel suo ultimo report, la percentuale dei tamponi diagnostici (quelli che servono a scovare nuovi casi in questo momento) si è ridotta mediamente del 6%. Sempre usando i dati Gimbe, la media nazionale di tamponi diagnostici ogni 100 mila abitanti era1.343 nel report al 27 maggio, risulta a 891 in quello diffuso ieri e aggiornato al 3 giugno. Un vero e proprio tracollo in cui i risultati peggiori sono appannaggio di Puglia, Sicilia, Campania, Marche, Lazio e Sardegna: anche Emilia-Romagna e Calabria risultano comunque sotto questa pur bassa media, così come la Liguria, caso più grave perché ai suoi 840 tamponi diagnostici ogni 100 mila abitanti corrisponde un’alta percentuale di positivi (il 4,3%, la più alta d’Italia, seguita dal 3,83 della Lombardia e dal 2,69 del Piemonte contro una media nazionale dell’1,48%).

La Lombardia, che ha processato la miseria di 18.000 tamponi negli ultimi tre giorni, al 27 maggio faceva 1.608 tamponi diagnostici ogni 100 mila abitanti, ora – pur restando sopra la media nazionale -1.149. Fa peggio il Piemonte: da 1.675 a 952. Un effetto collaterale di questa scelta delle Regioni è paradossale: in questo modo la app “Immuni”, a cui pure si chiede di cedere parecchi dati personali, è del tutto inutile.

Leggi anche: La Regione Lombardia diminuisce i tamponi: 10mila in meno

Potrebbe interessarti anche