Il regalo di Natale della Giunta Raggi ai Tredicine

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-12-01

Niente stangata ai camion bar nel 2017, i canoni mensili restano invariati. Una decisione che fa felici gli operatori dei camion bar che con licenze vecchissime e postazioni che oscurano i monumenti continuando a pagare una decina di euro al giorno. L’assessore Meloni: «Li aumenterò del 20% l’anno prossimo»

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La Giunta Raggi ascolta il vento che sta nettamente cambiando e per camion bar e tavolini all’aperto dei locali, uno dei maggiori problemi per il degrado del centro storico, dei monumenti e e della città, mantiene per il 2017 gli stessi canoni degli anni precedenti. Una decisione che fa felici gli operatori dei camion bar che con licenze vecchissime e postazioni che oscurano i monumenti continuando a pagare una decina di euro al giorno (prima della giunta Marino ne pagavano 3): per la felicità della famiglia Tredicine che a Roma controlla buona parte del settore.

Il regalo di Natale della Giunta Raggi ai Tredicine

E il bello della storia non è tanto questo, ma il fatto che, come racconta oggi un articolo del Messaggero, l’assessore al Commercio Adriano Meloni, che aveva promesso battaglia alla sua maggioranza sulla Bolkestein, dice che entro febbraio porterà il provvedimento di adeguamento con un incremento del 20%: il consiglio comunale grillino lo farà passare?

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Le licenze dei camion bar a Roma (primo dicembre 2016)

Chi ha preceduto Meloni, vale a dire Marta Leonori (Pd) che si trovò con i camion bar che protestavano sotto l’ufficio, provò a disporre un aumento più realistico (30 euro al giorno), ma il consiglio comunale, dove i gruppi di pressione erano forti anche senza l’avvento della maggioranza pentastellata, l’affossò, limando a 10 euro. Piuttosto di niente è meglio piuttosto. Ma nel bilancio di previsione che la giunta Raggi si appresta a portare in consiglio comunale alla voce Osp (occupazione suolo pubblico, ci sono ad esempio anche ambulanti e tavolini all’aperto) non è previsto alcun aumento. La pacchia continua. Così, per un settore che a Roma dovrebbe valere oro, il Campidoglio incassa in un anno circa 36 milioni di euro.
Va anche ricordato che la Leonori, per i tavolini all’aperto, provò a fare passare una riforma improntata sulla tariffa puntuale: paga di più chi ha i tavolini in zone di pregio, di meno chi è in periferia. Ma anche questa iniziativa si arenò in consiglio comunale, per le pressioni delle associazioni di categoria. Ora bisognerà capire se Meloni riprenderà questa filosofia. Tenendo conto che la maggioranza M5S in consiglio comunale ha approvato una mozione contro l’applicazione della direttiva Bolkestein, il nuovo tentativo di Meloni di adeguare quelle tariffe appare arduo. L’assessore già è andato contro la maggioranza spiegando una cosa che dovrebbe essere banale: «Non possiamo non applicare la legge e dunque mettere a gara le postazioni come prevede la Bolkestein».L’assessore ora assicura – ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il consiglio comunale – che entro febbraio porterà il provvedimento di adeguamento di quanto gli operatori pagano per la Osp: si lavora su un incremento del 20 per cento. Meloni: «Io sono il più capitalista del mondo, ma in questo caso penso davvero che i profitti vadano redistribuiti nell’interesse pubblico, perché vi sono categorie che occupano il suolo pubblico e fanno ricchi incassi, eppure pagano un canone irrisorio».

Chi apre un negozio in periferia magari si trova a versare un canone di locazione tra i 5 e i 10mila euro mensili. Chi posiziona il suo camion bar sui Fori Imperiali se la cava con 300 euro al mese.
luigi di maio dino tredicine

M5S e camion bar: un amore così grande

D’altro canto, come cantava Grillo a Palermo, c’è un amore così grande tra M5S e bancarellari che, a parte le foto di Luigi Di Maio con i rappresentanti sindacali, si è concretizzato in tante occasione. Come nel tentativo della maggioranza pentastellata di far svolgere la festa di Piazza Navona anche in assenza dei tempi tecnici per il bando. Lì l’assessorato al commercio alla fine si mise di traverso e non se ne fece niente. Ma l’amore così grande è continuato con la sceneggiata sulle bancarelle, quando l’Aula Capitolina si trovò a votare una richiesta di rinvio della direttiva Bolkestein che non era nelle competenze dell’amministrazione comunale. In questo imitati, perché la cattiva politica c’è dappertutto, anche dalla Regione Lazio. E tutto ciò nonostante anche Berdini abbia più volte protestato per i camion bar in centro.

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I numeri dei camion bar a Roma (Il Messaggero, 24 ottobre 2016)

L’epopea comincia con Donato Tredicine, che arrivò a Roma dall’Abruzzo negli Anni Sessanta. All’epoca Donato era un venditore ambulante e la sua principale fonte di reddito era la vendita di caldarroste (che è ancora uno dei business di famiglia). È con l’arrivo dei cinque figli ( Mario, Alfiero, Elio che è il padre di Giordano, Dino ed Emilia) nella Capitale che quello della famiglia Tredicine inizia a diventare un impero. Un’inchiesta di Repubblica di qualche anno fa rivelava che nel 2012 dei 68 posti disponibili per i venditori ambulanti nel centro di Roma 42 erano di proprietà dei Tredicine. Il Tempo invece sostiene che delle 70 licenze del centro storico “almeno la metà sono riconducibili direttamente o indirettamente a Tredicine“. Insomma la famiglia di Giordano detiene un vero e proprio impero commerciale, a volte le licenze le vende (e dal momento che il Comune di Roma non ne rilascia di nuove da anni il prezzo si aggira intorno ai 600 mila euro) a volte le affitta o dà in concessione lo spazio ad altri ambulanti. Oltre a questi i Tredicine controllano la metà (centocinquanta su trecento) dei “posti fissi e unici” ovvero quelle postazioni di vendita “storiche” assegnate dal Comune una settantina d’anni fa e che nel corso degli anni la famiglia Tredicine ha acquistato. Un business milionario: una postazione per la frutta “vale” 20-30 mila euro al mese, un chiosco per gelati davanti al Colosseo può garantire un incasso fino a cinquemila euro al giorno. Quello che conta è che i Tredicine (e i loro amici) detengono un vero e proprio monopolio della vendita in strada: oltre alle caldarroste e ai camion bar c’è anche il redditizio business delle bancarelle in Piazza Navona nel periodo della Befana. Scrivevano Federica Angeli e Fabio Tonacci su Repubblica:

Con la festa della Befana in piazza Navona un banco di articoli natalizi alza 50-60 mila euro di guadagno netto in due settimane. Il centinaio di posti disponibili viene assegnato in base ad alcuni criteri, tra cui l’anzianità. Puntualmente la maggior parte finisce ai quattro fratelli, grazie alla loro posizione dominante e al loro immenso parco licenze. Si possono permettere, ad esempio, di tenerne alcune in zone meno centrali solo per acquisire punti per entrare nella lista dei grandi eventi. Possono spostare le licenze da una zona all’altra, da un familiare all’altro, a seconda della convenienza. Una ferita alla concorrenza di mercato in un comparto, quello degli ambulanti, già congestionato, con 7 mila venditori e 130 mercati rionali. Insieme coprono il 22 per cento dell’intera vendita al dettaglio della città.

Nel dicembre di due anni fa il potere esercitato dai Tredicine sulle associazioni di categoria (Alfiero Tredicine è presidente di Apre-Confesercenti, Mario è vicepresidente dell’Upvad-Confcommercio, mentre Dino è vicepresidente della Fivag-Cisl) ha condizionato non poco la trattativa tra l’Amministrazione e gli ambulanti per la riorganizzazione del tradizionale mercato natalizio di Piazza Navona.

Leggi sull’argomento: Camion bar: la storia della famiglia Tredicine

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