Economia

Reddito di cittadinanza, può trovare un lavoro solo il 25% di chi lo prende

neXtQuotidiano 08/12/2019

La platea di soggetti che effettivamente possono aspirare ad un posto di lavoro è di gran lunga inferiore alle stime iniziali, e soprattutto il “campione” presenta forti carenze di competenze e in diversi casi è da indirizzare verso le politiche sociali (più che verso una nuova occupazione)

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Solo 50mila dei 200mila percettori del reddito di cittadinanza finora testati è occupabile attualmente. Ovvero il 25% del totale. La stima è del Sole 24 Ore, che oggi spiega come dei 704mila percettori del reddito di cittadinanza considerati lo scorso settembre “occupabili” da Anpal, Inps e ministero del Lavoro finora oltre 200mila sono stati convocati dai centri per l’impiego. Ma da questo primo screening condotto dagli operatori sul campo è emerso che la platea di soggetti che effettivamente possono aspirare ad un posto di lavoro è di gran lunga inferiore alle stime iniziali, e soprattutto il “campione” presenta forti carenze di competenze e in diversi casi è da indirizzare verso le politiche sociali (più che verso una nuova occupazione). Spiegano Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci:

Sui primi 200mila beneficiari del sussidio entrati in contatto con le strutture pubbliche, nelle regioni del Nord, come Veneto e Lombardia, la quota di disoccupati che può realmente aspirare a un posto di lavoro è stimata, in media, del 30-35%; una percentuale leggermente più bassa si registra al Centro, ad esempio, nel Lazio (30% circa). «La gran parte delle persone prese in carico dai centri per l’impiego sono da anni disoccupate o con livelli di professionalità basse – spiega l’assessore al lavoro della Regione Lazio, Claudio Di Berardino -. Per essere riconnessi con il mondo produttivo, dovranno seguire percorsi formativi che, per essere efficaci, devono guardare alle esigenze effettive delle imprese presenti sul territorio».

Mentre al Sud in regioni come la Campania e la Sicilia ancora non si fanno stime, ma si confermano grandi difficoltà per carenza di competenze e livelli scolastici al di sotto delle richieste del mercato del lavoro, che fanno presagire performance più basse del Centro-Nord; nodi che complicano la ricerca di un impiego che, in città come Palermo, è considerata dagli stessi tecnici «difficile, se non impossibile». Proiettando, quindi, su tutt’Italia, queste primissime stime, su 200mila soggetti profilati circa 50mila sarebbero quelli oggi realmente “occupabili”.

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Reddito di cittadinanza, i percettori e gli occupabili regione per regione (Il Sole 24 Ore, 8 dicembre 2019)

Le profilazioni finora condotte mettono in luce come gli operatori dei Cpi e i circa 3mila navigator si siano trovati di fronte, in larghissima parte, disoccupati di lunga durata, persone di età avanzata e con carriere lavorative saltuarie o discontinue, e spesso con problemi che rendono questi soggetti più indirizzabili verso forme di sostegno all’inclusione sociale:

Il risultato è che in alcune regioni del Centro-Nord, dopo il contatto con gli esperti del centro per l’impiego, si è individuato un buon 15-20% della prima platea di cosiddetti “occupabili” che dovrà essere invece indirizzata verso le politiche sociali. Un’altra fetta, più o meno consistente dei primi “occupabili”, è poi stata esclusa o esonerata dalle attività di ricerca attiva di un lavoro (ad esempio perché disabile, giovane alle prese con corsi di studio, o persone già occupate).

In questa ottica non stupisce che siano appena 18mila i contratti sottoscritti da parte dei percettori del reddito di cittadinanza tra aprile e il 21 ottobre. Si è trattato in due terzi dei casi di assunzioni con un contratto a tempo determinato. Quasi il 18%, poi, ha sottoscritto un contratto a tempo indeterminato, seguono apprendistato (3,5%) e tirocinio (2,9%). Oltre il 41% degli inserimenti ha meno di 35 anni e più del 90% ha trovato un impiego entro sei mesi dalla presentazione della domanda. Tutti questi soggetti, però, hanno trovato un impiego senza utilizzare il percorso di attivazioni disegnato dal reddito di cittadinanza, ovvero in mancanza di una rete informatica unitaria in grado di collegare la banca dati centrale di Anpal con le 19 regionali per spingere le imprese a pubblicare le vacancies da incrociare con i curricula dei percettori del sussidio. Nella gran parte dei casi, inoltre, non hanno avuto il supporto dei navigator, entrati nei Cpi solo da settembre.

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