Autostrade, l’accusa del manager sul Ponte Morandi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-08

Gli mostrano la scheda di valutazione sismica del Morandi, piena di «errori madornali che sarebbero accettabili su un ponticello su un ruscello» e lui risponde imbarazzato: «Mi sembra assurdo. Non so cosa dire. In effetti qui sembra un ponticello». Gli fanno vedere i coefficienti di sicurezza del progetto, «ottimisticamente sovrastimati», e Selleri non usa giri di parole: «Sulla sicurezza mi sembra che ci sia qualcosa che non funziona»

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La Stampa oggi pubblica i verbali inediti delle audizioni di Autostrade dopo il disastro del Ponte Morandi: sotto la lente c’è la testimonianza  di Alberto Selleri, responsabile della direzione realizzazione nuove opere di Autostrade, distaccato a Genova per seguire il progetto della Gronda.

I verbali, acquisiti dalla Procura di Genova e di cui La Stampa può rivelare il contenuto, ricostruiscono la catena di comando di Autostrade. Il parto del progetto mai attuato di ristrutturazione dei tiranti sul Morandi. Le segnalazioni di pericolo, ignorate. Il dispositivo di sicurezza su quello e altri 2000 ponti in tutta Italia. Le ambiguità tra Aspi e l’azienda consorella Spea, cui erano delegate le verifiche di sicurezza. Le reticenze. Lo scaricabarile. Ma anche la voce fuori dal coro di un dirigente di punta della società.

Il primo e l’unico a rivelare che le segnalazioni di rischio sui viadotti «per prassi» dovevano essere riferite «anche direttamente ad Autostrade». A definire «assurdi» gli errori nelle schede tecniche. A confermare che i rilievi nella relazione allegata al progetto mai attuato avrebbero meritato «un approfondimento». A riconoscere che per il principale concessionario autostradale del Paese sul fronte della sicurezza «c’è qualcosa che non va».

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Autostrade, le inchieste (La Stampa, 8 dicembre 2019)

Ma il meccanismo si inceppa quando viene chiamato a testimoniare Selleri:

Manutenzione e nuove opere sono, nell’azienda, «due silos separati, con due approcci diversi». Non indagato e non coinvolto nel crollo del Morandi, Selleri è un ingegnere di punta della società. Ha anche lavorato in Spea e smentisce i dirigenti attuali spiegando che quando dopo le verifiche «non tornano i conti», il progettista «normalmente alza la mano e dice c’è qualcosa che non va», risalendo la filiera dal capo dell’ufficio strutture al direttore tecnico «oppure direttamente ad Autostrade. La prassi è questa».

Gli mostrano la scheda di valutazione sismica del Morandi, piena di «errori madornali che sarebbero accettabili su un ponticello su un ruscello» e lui risponde imbarazzato: «Mi sembra assurdo. Non so cosa dire. In effetti qui sembra un ponticello». Gli fanno vedere i coefficienti di sicurezza del progetto, «ottimisticamente sovrastimati», e Selleri non usa giri di parole: «Sulla sicurezza mi sembra che ci sia qualcosa che non funziona. Questa tabella avrebbe meritato un approfondimento». La commissione chiede a Selleri un ultimo conforto, «perché noi abbiamo un ingrato compito, leggendo queste carte redatte da colleghi. Ci stiamo sbagliando? Non abbiamo capito niente? Siamo tutti impazziti?». «Alla prima impressione direi di no».

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