Niente reddito di cittadinanza nel 2018

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-06-23

Il ministro Tria spegne gli entusiasmi di Di Maio e si mette a guardia della cassa mentre chiede di spingere di più sugli investimenti pubblici. In arrivo frizioni con la maggioranza?

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«Per quest’anno ormai i giochi sono fatti. Ci muoveremo soprattutto, e dovremo farlo in modo molto rapido, con interventi di riforma strutturale che non hanno costi ma sono importantissimi, per esempio per far decollare gli investimenti pubblici»: Giovanni Tria dopo l’Ecofin anticipa ai giornalisti le sue intenzioni per far quadrare i conti del governo e spegne gli entusiasmi di Di Maio e degli altri del partito della spesa all’interno del governo Lega-M5S.

Niente reddito di cittadinanza nel 2018

Proprio per questo l’«acqua sporca» – come sarebbe stato soprannominato in confronto con Bagnai il ministro dell’Economia – oggi riprende a tessere la sua tela di rassicurazioni nei confronti di Bruxelles e dell’Europa che già ha fatto mettere sul chivalà alcuni nel governo. Perché Tria, che proprio ieri ha detto che l’euro è indissolubile come fece a suo tempo Draghi, ha intenzione di puntare sugli investimenti pubblici per dare il boost necessario alla crescita. Il Messaggero spiega la posizione di Tria:

«L’intenzione è quella di cercare di rispettare» l’impegno di effettuare una correzione pari allo 0,3% del Pil nel 2018 (che poi diventa dello 0,6% nel 2019, come ha ricordato il commissario Dombrovskis). «Stiamo facendo i calcoli» aggiunge il ministro, non escludendo visto i «rallentamenti» del quadro macroeconomico internazionale – qualche «piccolo scostamento». Aspetto quest’ultimo che però – sottolinea il ministro – ancora non è stato affrontato con i commissari Ue, perché prematuro: «Prima di parlare di margini dobbiamo fare le stime e vedere se ne abbiamo bisogno».

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Il reddito di cittadinanza: la proposta M5S (Il Messaggero, 23 giugno 2018)

Di certo, comunque, non è il momento di provvedimenti che comportano ingenti risorse. Tanto meno quandosi riferiscono a “fughe in avanti” non concordate. Come quella appunto dell’entrata in vigore del reddito di cittadinanza: «Nelle mie discussioni col ministro Di Maio non sono mai entrato in questo dettaglio e non mi è stata mai espressa questa idea». Sia chiaro, non è un giudizio sullo strumento, che Tria definisce «importante», ma solo sui tempi. E a questo proposito aggiunge: «Si possono anche decidere delle misure oggi ma che quando entreranno in vigore sarà già il 2019».

L’entusiasmo di Di Maio spento da Tria

L’entusiasmo di Luigi Di Maio viene così spento da Giovanni Tria che assume quel ruolo di antipatico guastafeste che probabilmente si porterà addosso per tutto il tempo in cui rimarrà al ministero di via XX Settembre. D’altro canto è a lui che grillini e leghisti hanno affidato la cassa dopo la polemica su Paolo Savona ed è assolutamente normale che il ministro faccia rispettare le prerogative e spinga sulle tematiche a suo avviso più cogenti, come gli investimenti pubblici, rispetto al bengodi della campagna elettorale.

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Il confronto tra redditi minimi garantiti in Europa (Il Sole 24 Ore, 23 giugno 2018)

Resta solo da capire se l’attivismo europeista e austero del ministro riuscirà a coniugarsi nel tempo con le ambizioni di leghisti e grillini. O se prima o poi i nodi verranno al pettine, scatenando un’altra corsa allo spread.

Leggi sull’argomento: Il reddito di cittadinanza in Europa

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