RAI, più Ezio Bosso e meno Carlo Freccero (per favore)

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-06-11

Ha raccolto un milione e 10 mila spettatori «Che storia è la musica», appassionato programma condotto, diretto e interpretato da Ezio Bosso. E la notizia è risultata talmente strabiliante che La Stampa e Repubblica hanno ritenuto giusto celebrarla: la puntata ha trattato della V e della VII sinfonia di Beethoven, ovvero un argomento non certo …

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Ha raccolto un milione e 10 mila spettatori «Che storia è la musica», appassionato programma condotto, diretto e interpretato da Ezio Bosso. E la notizia è risultata talmente strabiliante che La Stampa e Repubblica hanno ritenuto giusto celebrarla: la puntata ha trattato della V e della VII sinfonia di Beethoven, ovvero un argomento non certo facile, a prima vista, per gli spettatori. Ma il talento di Bosso è riuscito a renderlo appetibile. Spiega oggi Alessandra Comazzi su La Stampa:

Quante sale da concerto si devono riempire per avere più di un milione di spettatori? Ma questo è pure il problema. Se valga più farlo ascoltare, Beethoven, con le parole, a volte anche faticose, di un musicista disabile; oppure non farlo ascoltare per niente, per non rischiare di volgarizzarlo. E invece Enrico Mentana, ospite del programma, ha detto: «Un giornalista, soprattutto un giornalista tv, non dovrebbe mai commuoversi e restare senza parole». Ma è accaduto. Perché c’era di mezzo la musica, «quella cosa che sta sopra di noi, che ci rende piccoli e ci mette al nostro posto».

D’altro canto Bosso è prima di tutto un meraviglioso musicista, come testimonia – solo ad esempio – 12th Room, e già a Sanremo ha dimostrato la sua capacità magnetica aumentando di due milioni di spettatori l’audience del Festival durante la sua apparizione. Ma, per contrasto, viene anche in mente che mentre la domenica su Raitre va in onda Ezio Bosso, tutti i giorni il palinsesto di Raidue è costruito da quel Re Mida all’incontrario (tutto quello che tocca diventa monnezza) di Carlo Freccero, che ha già piazzato ben tre programmi (Popolo Sovrano, Povera Patria, Realiti) che poi ha dovuto cancellare o ridimensionare quando l’insuccesso gli ha dato alla testa.

Ora, non saremo certo noi a contestare il principio secondo cui il MoVimento 5 Stelle ha vinto le elezioni e quindi può piazzare un suo nome alla conduzione di una rete gestita con i soldi pubblici, se non altro perché in Italia si fa così da secoli e non sono certo stati loro a cominciare. Ma visto che il disastro è ormai compiuto, non sarebbe il caso per la RAI di programmare più spesso Ezio Bosso e il meno possibile le robe di Freccero, se non altro per limitare i danni in attesa che i grillini ne trovino uno almeno in grado di azzeccare mezzo programma?

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