Raffaello Bucci: l'ultrà della Juve e i servizi segreti

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-04-30

L’ex capo dei tifosi morto in circostanze misteriose era un confidente dell’AISE per raccontare l’infiltrazione di frange eversive e di estrema destra nel tifo organizzato. Ma non parlò mai di ‘ndrangheta

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Raffaello Bucci, l’ex ultrà bianconero diventato collaboratore della Juve e morto nel luglio scorso dopo essersi gettato da un viadotto a Fossano, era anche un confidente dei servizi segreti. Un dipendente dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna due giorni dopo il suicidio lo ha detto ai pm torinesi Monica Abbatecola e Paolo Toso.

Raffaello Bucci: l’ultrà della Juve e i servizi segreti

La vicenda di Bucci (e di Dino Mocciola) si intreccia con la storia della Juve e della ‘ndrangheta. Scrive oggi Repubblica in un articolo a firma di Jacopo Ricca che il dipendente dell’AISE ai magistrati ha detto:  «Avevo un rapporto fiduciario con lui, stante il mio impegno in Aise, dal 2010 al giugno 2015, anche se mantenne i miei recapiti». Bucci il 6 luglio era stato sentito dai pm che indagavano sui rapporti tra tifosi e criminalità organizzata, interessata al business del bagarinaggio. I pm gli chiesero dei suoi contatti con Rocco Dominello, considerato l’elemento di raccordo tra pericolosi capi ultrà come Dino Mocciola, leader dei Drughi, e la ‘ndrangheta. Quel colloquio sconvolse Bucci, come raccontato dai suoi colleghi della Juve e come ammesso dalla “spia” che, in quei giorni, era stato contattato dall’ex ultrà preoccupato per l’inchiesta.
dino mocciola ciccio bucci
Il dipendente, il cui nome è omesso e sostituito con quello di Gestore, aveva il compito di trovare collaboratori e gestirli. Anche tra gli ultras: «Avevamo un rapporto senza intermediari per l’infiltrazione di frange eversive e di estrema destra nelle curve — spiega la “spia” ai pm — Lui mi raccontò cose da cui nel 2013 nacque un appunto trasmesso ai carabinieri sul gruppo “Gobbi”, su cui c’era un’interesse degli Ursini (storica famiglia ‘ndranghetista di Torino ndr)».

La storia di Ciccio Bucci infiltrato

Per questo Bucci, che di ‘ndrangheta non parlo con la Juventus quando fu ingaggiato per occuparsi dei rapporti tra società e tifo, non fece nemmeno all’agente segreto la questione Dominello:  «Quando Bucci mi raccontò dei Gobbi non mi parlò di Dominello — racconta ancora “Gestore” — Fui io a collegare tale notizia a Rocco, sapendo da altri atti interni all’Agenzia che la famiglia era vicina alla Juventus». L’Aise sapeva, insomma, già nel 2013 del progetto criminale sgominato dai magistrati solo nel luglio 2016.
ciccio bucci agente segreto
E proprio il 7 luglio, il giorno della morte di Bucci, ci fu un improvviso black-out del servizio di intercettazione della procura di Torino, che stava ascoltando le chiamate dell’uomo, elemento fondamentale per l’indagine secondo gli investigatori della squadra Mobile di Torino.

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