Raffaele Cantone lascia l’ANAC

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-06

Il magistrato lascia dopo gli attacchi di Conte e la “freddezza” con Di Maio: «Mi sentivo sopportato»

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Raffaele Cantone è pronto a lasciare l’Autorità Anticorruzione. In polemica con «i troppi attacchi ricevuti», ha chiesto di tornare a fare il magistrato e ha fatto domanda per tre Procure. «Mi sentivo sopportato e siccome non sono uomo per tutte le stagioni ho meditato a lungo e poi ho capito che era arrivato il momento di tornare a fare il mio mestiere».

Raffaele Cantone lascia l’ANAC: «Mi sentivo sopportato»

Cantone si è candidato al posto di procuratore in tre uffici non certo di primo piano — Perugia, Torre Annunziata, Frosinone – e il magistrato che a Napoli aveva sfidato la camorra e il clan dei Casalesi fino a rischiare la vita, guarda alla possibilità di dirigere tre uffici in cui spendere l’ampio patrimonio di conoscenze ed esperienza. Perugia, dove si indaga sulla ricostruzione post terremoto. Frosinone, dove l’infiltrazione della criminalità organizzata è un fatto acclarato. Torre Annunziata, la sua terra, dove proseguire l’impegno contro i camorristi che lo ha reso famoso ben prima dell’incarico all’Anac. Secondo Liana Milella su Repubblica sono due le ragioni di Cantone:

La prima: l’incarico al vertice dell’Anticorruzione scadrà nell’aprile 2020, quindi le tre domande anticipano di molto i tempi. La seconda ragione attiene ai rapporti tra Cantone e il governo giallo-verde, una coesistenza fredda, in cui non sono mancati motivi critici, come sul codice degli appalti. Certo nulla a che vedere con il feeling tra Cantone e il governo Renzi. […]

È un fatto che oggi Cantone non ha con il governo la piena e decisiva voce in capitolo che aveva prima. Prova ne è quel codice degli appalti, di cui lui stesso ha seguito i lavori e di cui è un convinto sostenitore (al di là di lievi modifiche), che invece Conte, Salvini e Di Maio ripetono di voler smontare. Ecco la polemica sulle gare nei Comuni fino a 150mila euro, «una norma pericolosa» dice Cantone, e in contrasto con la legge anticorruzione, su cui pure dà un giudizio in parte positivo.

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Cantone lascia in polemica con il governo

Anche Fiorenza Sarzanini racconta sul Corriere che più volte nelle ultime settimane Cantone si è sfogato per provvedimenti che «mi preoccupano» come la norma del ddl anticorruzione che «ha alzato a 150 mila euro il tetto per gli appalti con procedura diretta» oppure per le «uscite» di Matteo Salvini che voleva «strappare e riscrivere il codice per gli appalti». E dunque la sensazione di Cantone è diventata quasi certezza: «Sembra che il problema del Paese sia diventato l’anticorruzione». E c’è un pensierino anche per il premier:

Il primo ad attaccarlo fu Giuseppe Conte che il 7 giugno, appena nominato presidente del Consiglio, ci tenne a dire che «dall’Anac non abbiamo avuto i risultati che speravamo». Qualche giorno dopo ci fu una retromarcia, ma ormai il segnale era stato inviato e infatti Cantone non ha mai avuto «la sensazione che ci fosse la volontà di marciare insieme». Ancor più freddi i rapporti con Luigi Di Maio, tanto che più volte ha detto di non aver capito«se sono davvero interessati alla materia».

Raffaele Cantone con una nota spiega che non ha intenzione di dimettersi ma conferma di aver presentato domanda al Csm per incarichi direttivi presso le procure della Repubblica di Perugia, Torre Annunziata e Frosinone:

“In merito ad alcune ricostruzioni di stampa, alcune delle quali mi attribuiscono concetti fuorvianti e parole che non ho mai pronunciato, tengo a precisare di aver presentato domanda al Csm per incarichi direttivi presso le procure della Repubblica di Perugia, Torre Annunziata e Frosinone la settimana scorsa, dopo una lunga valutazione di carattere squisitamente personale. Sapendo che i tempi del Consiglio superiore della magistratura non sarebbero stati brevi, era mia intenzione informare quanto prima gli esponenti dell’esecutivo con cui più intensa è stata la collaborazione istituzionale in questi mesi. Ieri sera, appena la notizia è divenuta di dominio pubblico, ho chiesto immediatamente appuntamento al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e della Giustizia, ai quali esporrò nei prossimi giorni le mie motivazioni. Resta inteso, ovviamente, che non ho alcuna intenzione di dimettermi da presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, come riportato da alcuni organi di stampa, tanto più che l’esito della deliberazione del Csm non e’ affatto scontato”

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