Economia
Quanti soldi ti tolgono dalla pensione con quota 100
Alessandro D'Amato 22/10/2018
La decurtazione può arrivare fino al 21% dell’assegno INPS secondo i conti di Tabula. Allo Stato costa fino a 99mila euro
Quota 100 può costare al lavoratore che va in pensione una decurtazione fino al 21% dell’assegno INPS. L’anticipo invece costa allo Stato per ogni lavoratore tra 32 e 99mila euro. I calcoli del Sole 24 Ore oggi svelano la convenienza dell’opzione di uscita in anticipo costruita dal governo Lega-M5S con la formula di quota 100, ovvero 62 anni di età e 38 di contributi.
Quanto costa quota 100?
Con l’uscita a 5 anni e tre mesi rispetto ai requisiti di vecchiaia la decurtazione dell’assegno è del 21%, mentre un impiegato 64enne con una retribuzione da 2mila euro netti che sceglie di lasciare l’ufficio dai tre anni a un anno e tre mesi prima dovrà rinunciare a una cifra che va dall’11 al 5%. Le stime sono state fornite in da Tabula, la società di ricerca di Stefano Patriarca, ex consigliere economico a palazzo Chigi per i Governi Renzi e Gentiloni.
Con un anticipo di tre anni e tre mesi un operaio in possesso di 40 anni di contributi vedrebbe ridursi il proprio assegno mediamente del 14%, mentre un impiegato con gli stessi anni di versamenti e un anticipo di tre anni perderebbe il 9 per cento. L’anzianità della tuta blu costerebbe allo Stato 69.900 euro per tutto il periodo di anticipo rispetto alla vecchiaia. Una “tassa implicita” che salirebbe a quasi 100mila euro con anticipo di 5 anni e tre mesi, quindi “quota 100” precisa, mentre scenderebbe a 32.500 euro con un solo anno e tre mesi di anticipo. «
Per chi si trova nel cosiddetto sistema misto (cioè con 18 anni di contributi versati prima della riforma del 1995) e che l’anno prossimo maturerà 62 anni di età e 38 anni di versamenti, l’uscita scatterebbe con due anni in meno rispetto all’età di equilibrio contributivo (64 anni, da confrontare con i 67 anni e tre mesi della vecchiaia e soli 20 anni di contributi).
Chi invece è ancora agganciato al sistema di calcolo retributivo (più di 18 anni di versamenti al dicembre ’95) e ha cumulato 41 o 42 anni di contribuzione può beneficiare di un vantaggio che oscilla dai tre anni e cinque mesi ai quattro anni e quattro mesi rispetto alla vecchiaia a 64 anni e tre mesi e 63 e tre mesi.
Le pensioni e l’uscita anticipata
Nei giorni scorsi Inps aveva dato una quantificazione analoga della riduzione legata all’anticipo: fino a 500 euro in meno al mese nel caso di un pensionando della Pa (montante a calcolo retributivo fino al 2011 e contributivo negli anni successivi) che esce con uno stipendio annuo di 40mila euro: con cinque anni di minori versamenti anziché prendere una pensione di 36.500 euro annui si fermerebbe a circa 30mila.
Qualche giorno fa aveva fatto i conti anche La Repubblica: le elaborazioni di Progetica spiegavano che più si anticipa l’uscita, meno soldi si intascano: da un minimo del 2% per chi ha 42 anni di contributi a un massimo del 20%, come nel caso appena descritto. I nati tra il 1953 e il 1957 (nel 2019 avranno tra 62 e 66 anni) dovranno dunque pensarci bene.