Recovery Fund: cosa chiede davvero l’Europa su Quota 100 e legge Fornero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-22

Il paragrafo A19 delle conclusioni del Consiglio Europeo che ha varato il Recovery Fund delinea i criteri con i quali la Commissione valuterà i “piani per la ripresa e la resilienza” dei vari Stati, entro due mesi dalla loro presentazione

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Il paragrafo A19 delle conclusioni del Consiglio Europeo che ha varato il Recovery Fund delinea i criteri con i quali la Commissione valuterà i “piani per la ripresa e la resilienza” dei vari Stati, entro due mesi dalla loro presentazione. Si spiega quindi che «nella valutazione il punteggio più alto deve essere ottenuto per quanto riguarda i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica».

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Nel testo si legge quindi un richiamo alle raccomandazioni rivolte in questi anni all’Europa e all’Italia, che si potrebbe sintetizzare come fa il Messaggero oggi:

Non invertire il percorso avviato con le riforme previdenziali degli anni scorsi. È il senso di tutte le raccomandazioni rivolte dall’Europa all’Italia, in particolare dopo l’approvazione di Quota 100 e del temporaneo sganciamento del requisito di anzianità dall’aspettativa di vita. I pensionamenti anticipati sono in vigore fino a tutto il prossimo anno ed è improbabile che il governo li cancelli prima.

La posizione europea influenzerà però il confronto sul regime di flessibilità post 2021, che dovrà “autofinanziarsi” nel medio periodo con il taglio dell’assegno per chi lascia il lavoro prima dei 67 anni. Tra le modalità di riduzione della spesa, la Ue aveva suggerito anche l’intervento  sulle «pensioni di importo elevato che non corrispondono ai contributi versati».

Ora, già da ieri Matteo Salvini ha cominciato a strillare su Quota 100 e legge Fornero, volutamente dimenticando che la legge che il governo da lui partecipato e che l’ha istituita aveva decretato una sperimentazione della durata di tre anni e non una riforma strutturale, anche perché per farla bisognava trovare i soldi per coprirla (così come per la flat tax e per tutti gli altri provvedimenti che quotidianamente il Capitano propone senza peritarsi di dire dove trovare i soldi). Il governo quindi avrà buon agio nel mandare fino alla conclusione nel 2021, avendola rifinanziata ogni anno, la sperimentazione di quota 100 e poi sceglierà di non protrarla. Se davvero Salvini comincerà a battere sul punto, poi, basterà fargli notare che è stato lui a non fare la riforma delle pensioni definitiva quando era al governo. Ed è stato sempre lui a mollare la maggioranza quando poteva farla. Così come per la flat tax.

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