Politica

Quattro scenari per un governo

neXtQuotidiano 07/04/2018

Il Corriere elenca i quattro possibili metodi di risoluzione della crisi aperta dalle elezioni del 4 marzo. I più probabili sono l’accordo Lega-M5S e il governo istituzionale

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Massimo Franco sul Corriere della Sera oggi mette in fila quattro scenari possibili per un governo, ricordando che comunque di solito la realtà è molto più fantasiosa degli scenari. Il primo scenario prevede la diarchia Matteo Salvini – Luigi Di Maio, che però oggi, dopo l’annuncio del centrodestra unito alle prossime consultazioni, ha perso chances:

È la conferma che si giocano partite a scacchi multiple: nel centrodestra, a sinistra e tra i tre schieramenti. L’iniziativa allontana, per ora, l’idea di un «governo della diarchia» tra M5S e Lega. La pregiudiziale contro Berlusconi da parte dei grillini rimane. E Forza Italia non può che reagire con durezza.

Rimane anche la diffidenza berlusconiana nei confronti di Salvini, che chiede unità ma anche un esecutivo con Di Maio. Sulla carta, questa dicotomia rende impossibile una maggioranza: a meno che FI non si sfrangi nelle prossime settimane.

luigi di maio matteo salvini

Vignetta di El Giva

La probabilità attribuita dal Corriere a questo scenario è del 30%. L’alleanza tra Partito Democratico Democratico e MoVimento 5 Stelle, pur perorata da Di Maio in un’intervista a Repubblica oggi, ne ha di meno: il 20%.

Il problema è che i potenziali interlocutori nel Pd sono bloccati dalla lotta interna e dall’ipoteca del segretario dimissionario, Matteo Renzi, pronti a fare muro contro qualunque tentativo di dialogo con l’odiato Di Maio.

I Cinque Stelle continuano a sostenere che col tempo idem si ammorbidiranno e accetteranno le offerte grilline. Ma non si capisce se lo dicano in attesa che maturino nuove strategie nel Pd o nella Lega. La maggiore forza di centrosinistra è troppo destabilizzata internamente per abbandonare l’opposizione.

Anche la probabilità di un governo di tutti contro il MoVimento 5 Stelle è data al 20%:

A rendere inverosimile l’operazione sono sia la convinzione di Salvini di doversi alleare coi Cinque Stelle; sia il fatto che implicherebbe una nuova frattura tra un Pd renziano nostalgico del Patto del Nazareno con Berlusconi, e la sinistra che rifiuta intese col centrodestra e già guarda al M5S. Per questo, Di Maio teme relativamente un epilogo del genere. A spaventarlo di più, semmai, è una trattativa che si trascina a lungo, come lui e Salvini in qualche modo si augurano.

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Lo stallo alla messicana post elettorale Credits: El Giva

Al 30% è invece data la possibilità di un governo istituzionale:

Ma con un finale diverso dall’inevitabilità del loro «contratto»e, al contrario, la presa d’atto di non riuscire a fare maggioranza. In quel caso, potrebbe spuntare come inevitabile quel «governo istituzionale» esorcizzato da Di Maio e Salvini come manifestazione di impotenza e prolungamento delle logiche della legislatura passata.

Cosa peggiore, soprattutto per il leader grillino, dovrebbe essere lui a riconoscere l’impossibilità di trovare i numeri in Parlamento. Quando il Quirinale richiama ogni partito alle proprie responsabilità, significa che non accetta di vedersi scaricare addosso le contraddizioni dei partiti. Ma se Di Maio fallisse, la tenuta degli stessi gruppi parlamentari del M5S sarebbe seriamente in bilico.

Leggi sull’argomento: L’appello di Luigi Di Maio al Partito Democratico

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