Quando arriva la CIG in deroga COVID-19

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-22

Solamente le aziende che hanno già consumato le prime 9 settimane di cassa possono da subito chiederne altre 5 direttamente a Inps, così da avere entro 15 giorni il 40% di anticipo. Le altre devono ancora passare per l’imbuto delle Regioni

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Ci sono quattro milioni di lavoratori in attesa dei sussidi promessi dal governo durante l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. Sono rimasti incastrati, spiega oggi Repubblica, tra le due maxi manovre da complessivi 80 miliardi e privi di sussidio: circa 3 milioni di dipendenti senza cassa integrazione e 1 milione di autonomi senza i 600 euro di marzo. Travolti dalla burocrazia dell’Inps e delle Regioni (nel caso della cassa in deroga), questi 4 milioni aspettano ancora i sostegni del Cura Italia. E temono di restare in coda anche per i rinnovi decisi dal Rilancio. Il punto sono la cassa integrazione e la CIG in deroga COVID-19:

Sicuramente lo tsunami sanitario ha fatto esplodere le richieste: 835 milioni di ore autorizzate da Inps nel solo mese di aprile. È come se 5 milioni di lavoratori fossero rimasti fermi per tutto il mese, a zero ore. In realtà la Cig – nelle sue tre forme rispolverate dal Cura Italia: cassa ordinaria, in deroga e assegno ordinario – è stata richiesta da 7,2 milioni di lavoratori dipendenti che così hanno conservato il posto, anche per il contestuale divieto di licenziare introdotto dal Cura Italia e ora prolungato sino al 17 agosto dal decreto Rilancio. Non tutti i lavoratori dunque sono rimasti sempre a casa: magari hanno diminuito le ore, alternandosi anche per le regole di distanziamento imposte dalle norme anti-Covid.

Di questi 7,2 milioni solo 4,6 milioni hanno già incassato la Cig, pari all’80% dello stipendio con un tetto attorno ai mille euro lordi. E di questi 4,6 milioni in 3,8 milioni hanno potuto contare sull’anticipo delle loro aziende che poi andranno a conguaglio con Inps. Mentre l’Istituto di previdenza è riuscito a erogare l’assegno a neanche 800 mila lavoratori: un quarto scarso di quanto doveva. Il ritardo di Inps è ancora più chiaro in percentuale: ha pagato l’8% dell’assegno ordinario, il 20% della cassa in deroga e il 50% di quella ordinaria. Non sempre la colpa può ricadere sulle imprese che non hanno allegato l’SR41, il documento con gli Iban dei lavoratori. Il ritardo di Inps è anche sugli SR41, come pure segnala il Civ, Consiglio di vigilanza, organo interno dell’Inps guidato da Guglielmo Loy.

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I quattro milioni di lavoratori rimasti senza sussidi (La Repubblica, 22 maggio 2020)

Andrà meglio ora con il decreto Rilancio che introduce una scorciatoia?

Non per tutti, non subito. Inps dovrebbe anticipare il 40% della cassa integrazione in 15 giorni dalla domanda. Ma per Cig ordinaria e assegno ordinario ciò vale per le domande dal 19 giugno in poi: quindi gli anticipi “sprint” arriveranno solo ai primi di luglio. Per quanto riguarda la tribolata Cig in deroga, la sua gestione è stata tolta alle Regioni che in questi mesi si sono rivelate impacciate e disabituate a gestire uno strumento vecchio, abolito nel 2016. Ma attenzione. Solamente le aziende che hanno già consumato le prime 9 settimane di cassa possono da subito chiederne altre 5 direttamente a Inps, così da avere entro 15 giorni il 40% di anticipo. Le altre devono ancora passare per l’imbuto delle Regioni.

Leggi anche: La procedura Inps per il reddito di emergenza (ancora non c’è)

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