Lombardia, Liguria, Piemonte e Molise: le quattro regioni che rischiano di non riaprire il 18 maggio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-14

La cabina di regia formata da Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità e rappresentanti delle regioni applicherà la valutazione dei 21 indicatori sviluppati nel decreto di Speranza. Quattro rischiano di restare fuori

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Quattro regioni sono a rischio per la fase 2 dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 a partire dal 18 maggio, quando verranno allentate le misure per gli esercizi commerciali e per i cittadini. Si tratta di quattro regioni amministrate dal centrodestra, ma la politica non c’entra nulla.

Lombardia, Liguria, Piemonte e Molise: le quattro regioni che rischiano di non riaprire il 18 maggio

Il Messaggero spiega oggi che la cabina di regia formata da Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità e rappresentanti delle regioni applicherà la valutazione dei 21 indicatori sviluppati nel decreto di Speranza. Le valutazioni, regione per regione, erano inizialmente attese per oggi ma è possibile che si aspetti un altro giorno, per avere più chiara la portata degli effetti delle riaperture del 4 maggio e solo dopo si decidano i prossimi passaggi del 18.

Se sulla base dei 21 indicatori che misurano andamento dei contagio, capacità di eseguire i tamponi e risposta sanitaria una regione dovesse risultare in affanno, allora potrebbero esserci delle conseguenze: richiudere tutto e limitare nuove aperture. C’è anche chi sia alMinistero, sia nelle regioni osserva: «I 21 indicatori sono impegnativi perché bisogna garantire flussi quotidiani, spesso non facilmente ottenibili dai dipartimenti di prevenzione sia per carenze di risorse umane, sia per piattaforme informatiche ancora da ottimizzare».

In sintesi: siamo in ritardo. La valutazione sta procedendo lentamente anche per un altro motivo: non è un mistero che all’interno del governo vi siano anime differenti, non tutti concordano con la linea super prudente del ministro della Salute, Roberto Speranza. Dai dati disponibili, però, alcuni scenari sono già evidenti: vi sono regioni che stanno dimostrando di avere sotto controllo l’epidemia, dal Veneto al Lazio, ma anche l’Emilia-Romagna, tra le più colpite inizialmente, che oggi invece viaggia a 50 nuovi casi al giorno e che ha una disponibilità di posti letto per le terapie intensive molto elevata.

21 condizioni parametri riapertura regioni
Le 21 condizioni per la riapertura delle Regioni dal 18 maggio (Correre della Sera, 13 maggio 2020)

Ma c’è anche chi non se la passa bene. Il livello di attenzione resta alto soprattutto su Lombardia e Piemonte, ma anche in Liguria che, malgrado un numero di abitanti basso(1,5 milioni), anche ieri ha registrato il numero più elevato di nuovi casi dopo, appunto, le due grandi regioni del nord-ovest. Ma prima di tornare a Lombardia e Piemonte, bisogna valutare un caso che rischia, a sorpresa, di fare scattare qualche campanello d’allarme nella lista dei 21 indicatori: il Molise. Dove un funerale non autorizzato ha innestato un focolaio.

In termini assoluti resta tra i territori con meno casi, 401 (solo la Basilicata con 389 ne ha meno) ma nell’ultima settimana ha mostrato costantemente la percentuale di crescita di casi di coronavirus più alta. Ieri era a più 3,9 per cento, mentre la media italiana è allo 0,4. In questi giorni, dunque, il Molise sta vedendo aumentare i nuovi casi positivi a una velocità dieci volte più alta delle altre regioni. Raccontandola in questo modo, ovviamente, sembra che a Campobasso e Isernia debbano chiudere tutto, però va ricordato che si sta parlando di un focolaio ben conosciuto con 82 casi,sviluppatosi in una comunità ristretta che ha partecipato a un funerale di un cittadino rom; la Regione Molise dovrebbe essere in grado di dimostrare che può rapidamente rintracciare tutti i positivi.

Tra l’altro, su 401 casi totali, solo un paziente è in terapia intensiva e altri 9 negli altri reparti. Il Molise è però l’unica regione italiana che ieri ha visto aumentare il numero degli attualmente positivi, passati da 140 a 231, segnale anche questo che qui l’epidemia s ista accendendo ora, perché in tutti gli altri territori quel dato, che non tiene conto di guariti e deceduti, si sta riducendo. Con questi numeri il Molise rischia di ritrovarsi con un R-T (vale a dire l’indice di trasmissione del virus) alto, attorno a 1, cosa che non avviene ad esempio alla Lombardia, che si trova solo allo 0,53, perché paradossalmente 400 nuovi casi positivi al giorno quando si aggiungono a un totale di 83mila non aggravano quel valore.

La Lombardia però resta in bilico per una crescita costante dei nuovi casi, da sola vale quasi quanto tutto il resto d’Italia e anche perché sui tamponi continua a mostrare ritardi. Segnali negativi dal Piemonte, con altri 169 casi in un solo giorno, ma la Regione almeno sta riducendo costantemente il tasso di ospedalizzazione.

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