Banca Popolare di Bari, un dono a Salvini e Di Maio?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-23

M5S e Lega Nord che hanno aperto un credito con l’istituto (e in cda ci sono professionisti a loro graditi) e tradito una linea elettorale che imponeva di stare «lontano dalle banche e con i risparmiatori»

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La Banca Popolare di Bari cerca di far partire il nuovo corso a seguito dell’assemblea svoltasi domenica 21, a porte chiuse, in cui è stato approvato il bilancio con una perdita di 420,2 milioni, riportata a nuovo e la nomina di sei consiglieri. A fine assemblea Marco Jacobini ha fatto esercizio di equilibrismo: si dimetterà ma non subito, non al primo cda, ma entro 10 giorni. Jacobini, poche ore dopo l’approvazione del bilancio che ha certificato il disastro dell’ultima gestione (420 milioni di buco) che lui è « e resta» il presidente della Banca Popolare di Bari.

Banca Popolare di Bari, un dono a Salvini e Di Maio?

Ma ora, spiega Repubblica Bari, il problema è trovare la quadra perché, raccontano fonti interne, è vero che i sei undicesimi del nuovo cda è pronto in qualche modo alla discontinuità, ma è anche vero che si è aperta una crepa, seppur di natura professionale, all’interno della stessa famiglia Jacobini: da una parte il padre Marco e il figlio Gianluca, dall’altra Luigi con l’amministratore delegato Vincenzo De Bustis.

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In mezzo ci sono le delicatissime inchieste della magistratura. E anche la politica. Se, infatti, fino a questo momento il potere della banca era stato sempre filogovernativo ma assai bipartisan, ora alcune carte in tavola sono cambiate: l’aiuto del governo con l’emendamento che di fatto ha salvato la banca dal default consentendo di postare 450 milioni in bilancio ha cambiato le carte in tavola.

Con 5 Stelle e soprattutto Lega Nord che hanno aperto un credito con l’istituto (e in cda ci sono professionisti a loro graditi) e tradito una linea elettorale che imponeva di stare «lontano dalle banche e con i risparmiatori». «E invece — ha attaccato ieri il deputato pd Enrico Borghi — il presidente della banca, che evidentemente qualche responsabilità in materia la possiede, è stato riconfermato. Il buco da 450 milioni di euro è stato sanato con i soldi dei cittadini, in omaggio allo zeitgeist sovranista, e ora la giostra può ricominciare. Ora non vedrete però nessun Alessandro Di Battista correre nella piazza di Laterina a urlare come nuovo Savonarola: non vedrete nessuna diretta di Luigi Di Maio nel la quale come nuovo angelo sterminatore imbracciava la spada fiammeggiante della giustizia; non sentirete una sillaba da Matteo Salvini, che in altri tempi avrebbe urlato contro Roma ladrona e i cattivi meridionali scassa-bilanci», aggiunge.

Le azioni e i soldi dei risparmiatori della PopBari

Dure anche le associazioni dei consumatori. Per il Comitato di tutela degli azionisti della Bpb «l’assemblea non ha cambiato nulla, ci si è limitati a gestire le nomine in cda. Scelte lontane dagli interessi degli azionisti. Il dato di bilancio — rimarca Antonio Pinto, esponente del Comitato — conferma che il tasso di fiducia dei clienti si è abbassato. Le dismissioni di crediti e di CariOrvieto da sole di certo non bastano a far recuperare redditività alla banca. Ci riuniremo a breve per decidere le prossime azioni».

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Banca Popolare di Bari, i conti (La Repubblica, 6 gennaio 2019)

Sulla stessa linea anche l’altra associazione in prima linea, gli avvocati dei consumatori: «Tanto tuonò che non piovve — commenta l’avvocato Domenico Romito in riferimento al mancato passo indietro di Marco Jacobini — è andato in scena il solito copione dell’assemblea dei soci che approva il bilancio nonostante sia il risultato più disastroso della storia della banca. La minoranza ha trionfato sulla maggioranza silenziosa che non è intervenuta. Restano dunque al potere gli stessi responsabili delle scelte che hanno causato le perdite e che dovranno ora dare risposte ai soci e agli obbligazionisti-creditori della Banca».

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