La guerra per bande sulla Banca Popolare di Bari

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-12-14

Bankitalia annuncia il commissariamento dell’istituto in difficoltà. Il consiglio dei ministri viene convocato per il salvataggio da un miliardo. Renziani e grillini erano presenti alle riunioni preparatorie ma decidono di andarsene. E ora c’è tempo fino a lunedì per trovare un accordo

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Bankitalia ha commissariato la Banca Popolare di Bari. L’istituto è stato messo in amministrazione straordinaria previo scioglimento del cda e del collegio sindacale. Ai commissari Enrico Ajello e Antonio Blandini, assieme ai componenti del comitato di sorveglianza Livia Casale, Francesco Fioretto e Andrea Grosso, è stato affidato il compito di predisporre le “attività necessarie alla ricapitalizzazione” e di finalizzare le “negoziazioni con i soggetti che hanno già manifestato interesse all’intervento di rilancio”, cioè il Fitd e Mediocredito centrale.

La guerra per bande sulla Banca Popolare di Bari

La Popolare di Bari cinque anni fa fu autorizzata a comprare Tercas tramite aumento di capitale ed emissione di bond da 213 milioni sui risparmiatori (titoli da rimborsare nel 2021). E fu proprio la vigilanza di Bankitalia a puntare sulla famiglia Jacobini, fondatrice della banca nel 1960, per formare tramite fusioni il “polo adriatico”; e nel 2011 a chiamare come capoazienda, per bilanciare lo strapotere Jacobini, l’ad Vincenzo De Bustis, rimasto fino al 2014, richiamato un anno fa e ora alla porta. Spiega oggi Repubblica:

La decisione è maturata nello stallo del piano di riassetto che avrebbe dovuto immettere i primi 100 milioni nella banca pugliese entro fine anno, per ripristinare le soglie minime di patrimonio di legge. Ma gli ostacoli di esecuzione e negli organi sociali dell’istituto hanno fatto scegliere per una cornice più dura. Il commissariamento presenta, infatti, una serie innegabile di vantaggi.

Intanto consente di rinviare la redazione del bilancio 2019, in attesa di capire meglio la reale entità dei conti, e di aumentare le coperture a fronte dei 3 miliardi circa di crediti deteriorati, ormai circa un quarto dell’attivo totale; potrebbe derivarne un rosso d’esercizio vicino ai 420 milioni persi nel 2018, sempre per gli accantonamenti su crediti in mora. Altro vantaggio è la totale discontinuità nella gestione della banca.

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Banca Popolare di Bari, la cronistoria (La Repubblica, primo dicembre 2019)

Via De Bustis, che pure nella sua lunga carriera è sembra stato in grande sintonia con Via Nazionale; in un anno non ha trovato soluzione alla crisi della banca e ha aperte diverse indagini per reati societari alla procura barese. Ma via anche Giannelli, cugino degli Jacobini, e tutti i consiglieri nuovi e vecchi. Con loro potrebbe lasciare anche una quota di dirigenti: stamattina sono tutti convocati nella sede della banca.

M5S e Italia Viva bloccano il salvataggio del governo

Ma dopo la mossa di Bankitalia il MoVimento 5 Stelle e Italia Viva hanno disertato il consiglio dei ministri convocato da Giuseppe Conte. Il piano del governo consisteva nel ricapitalizzare Mediocredito centrale, in modo che potesse intervenire su Banca popolare di Bari e salvare l’istituto. Alle 20 e 18 — quando l’intervento della banca centrale è ancora solo una voce — Conte convoca un Consiglio dei ministri per dare il via al salvataggio pubblico. Ma un’ora dopo la riunione sembra saltare per colpa dei renziani, che si rifiutano di partecipare:

«Ci hanno convocato mezz’ora prima, quando i nostri ministri erano già a casa — dice il coordinatore di Italia Viva Ettore Rosato — qualcuno ha fatto il furbo, non possiamo approvare un testo se ci trattano così, non siamo scemi». I 5 stelle li seguono: «Serve una riflessione — dice Di Maio, impegnato a Catanzaro — dobbiamo aiutare i risparmiatori non i banchieri». A quel punto, i ministri M5S, già arrivati a Chigi, vanno via. Resta solo la vice all’Economia Laura Castelli in anticamera. Ma il Consiglio dei ministri parte lo stesso, con dentro una fotografia surreale: non ci sono né renziani né grillini. Il premier è solo con Leu, i dem e una spaesata Luciana Lamorgese.

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La Banca Popolare di Bari (Il Mattino, 2 dicembre 2019)

E in effetti subito dopo arriva l’accusa di Luigi Marattin per i renziani: «Sono tre mesi che litighiamo per 50 milioni della sugar tax e il 13 dicembre buttiamo un miliardo per salvare una banca dalle difficoltà dovute a come è stata gestita e a chi doveva vigilare? Vogliono farlo quelli che ci definivano amici delle banche, ma a queste condizioni noi non ci stiamo». La guerra per bande sulla Banca Popolare di Bari è appena cominciata.

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