Popolare di Bari, l’aiuto del governo e l’inchiesta sulla banca

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-18

Con un emendamento su misura Lega e 5 Stelle hanno salvato l’istituto e ora puntano a conquistarne la guida. Il presidente Jacobini e l’ad De Bustis al centro delle indagini per truffa

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Domenica si terrà l’assemblea che sancirà un cambio nella Banca Popolare di Bari. Dovrebbe infatti uscire la famiglia Jacobini. Il favorito per la presidenza è Francesco Ago. Come ad dovrebbe restare Vincenzo De Bustis. In cda dovrebbe esserci, in quota Jacobini, il professor Gianvito Giannelli, cugino della famiglia che ha guidato la banca. Carlo Bonini e Giuliano Foschini su Repubblica oggi raccontano di una possibile svolta nelle inchieste giudiziarie sull’istituto, quelle di Roberto Rossi sui fidi milionari scoperti concessi, senza alcuna garanzia, ad aziende a un passo dal baratro. Di prestiti a imprenditori, a condizione che una parte fossero destinati all’acquisto di azioni della stessa banca. Di bilanci manipolati e documenti nascosti agli organi di vigilanza. Di prodotti finanziari ad alto rischio venduti a risparmiatori ignari.

Ebbene, come Repubblica è stata in grado di ricostruire attraverso fonti qualificate con accesso ai documenti bancari, al centro di questa vicenda sono il presidente della banca, Marco Jacobini, e quello che ne è stato a lungo il direttore generale e oggi ne è l’amministratore delegato, Vincenzo De Bustis. Un banchiere dal passato burrascoso in Banca 121 e quindi una carriera in Mps e Deutsche Bank. Nel corso degli anni, Jacobini, anche con l’aiuto di De Bustis, avrebbe omesso di comunicare alla Banca d’Italia una serie di operazioni finite malissimo, non riportandole a bilancio.

Il tutto, mentre il management si triplicava i propri emolumenti. I casi sono decine. Quello del gruppo Fusillo, a un passo dal fallimento (è in concordato preventivo) a cui sono stati concessi finanziamenti per 420 milioni. O quello dell’affidamento all’ente ecclesiastico che gestisce l’ospedale Miullli, uno dei più importanti di Puglia: la banca aveva riconosciuto un credito che l’istituto vantava con l’Inps sulla base di una sentenza non passata in giudicato. E che quando lo è diventata, ha vanificato il credito.

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Intanto, la banca operava con una maschera. Da una parte, collocava sul mercato centinaia di milioni di euro di azioni. E dall’altro ometteva di comunicare che il 25% del capitale non aveva mercato. Emblematico è quello che accade tra il 2015 e il 2016, nel pieno dell’operazione Tercas. Come ha documentato la Consob nelle sue ispezioni, la Popolare di Bari dimezza, volutamente, il valore dei propri crediti deteriorati in modo da fissare il prezzo delle azioni a un valore più alto. E quando, nel 2017, quel valore viene svalutato del 21%, la banca parla di “eventi eccezionali”.

Dissimulando quello che documenti e testimonianze al contrario certificano: che sin dal 2013 tutti sapevano che i valori delle azioni erano gonfiati. Di più: mentre la Popolare apre linee di credito milionare a imprenditori che non offrono garanzie, vende i propri titoli ai risparmiatori senza comunicargli il rischio. Consob ha individuato che i clienti non erano profilati. E che, attraverso un algoritmo alterato, i titoli finirono per essere offerti per lo più a pensionati o correntisti non esperti. Catalogati al contrario, fraudolentemente, come investitori ad alto rischio.

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