Agenzia del Farmaco, così la guerra delle nomine blocca il farmaco anti-cancro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-17

Per ora i malati possono accedere alla terapia solo aderendo a una sperimentazione oppure per “via compassionevole”

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All’Agenzia del Farmaco una guerra di nomine sta bloccando una terapia anticancro a base di Car-T, i linfociti che riconoscono e uccidono le cellule tumorali della Novartis per un prezzo che dovrebbe aggirarsi tra i 150 e i 200mila euro per ogni trattamento. Lo racconta oggi Paolo Russo sulla Stampa, spiegando che l’AIFA da due mesi è senza Cda e così non può ratificare l’accordo raggiunto dalla Commissione prezzi con una delle due industrie detentrici del brevetto (con l’altra, la Gilead, non si è trovata ancora un’intesa). Nelle stesse condizioni si trova un’altra quindicina di medicinali, tutto per colpa di un braccio di ferro politico sulle nomine ai vertici dell’Agenzia: una situazione da far rimpiangere il manuale Cencelli di democristiana memoria.

Quasi un anno fa, in polemica con il Governo per la vicenda Diciotti, lo scienziato Stefano Vella decide di lasciare l’incarico di presidente dell’Aifa. La poltrona a tutt’oggi vuota, nonostante le Regioni abbiano già individuato il sostituto e fatto il nome (oramai il 15 aprile scorso) dell’ex assessore alla sanità piemontese, Antonio Saitta. Ma la scelta non è gradita al ministro della Salute Giulia Grillo e così fino ad ora non se ne è fatto nulla.

A cercare di forzare la mano, in favore del Pd Saitta, ci ha provato a maggio il compagno di partito, nonché assessore alla sanità dell’Emilia Romagna, Stefano Venturi, dimettendosi dal Cda di Aifa, che così si ritrova solo con 3 componenti su 5. Manca il numero legale e così non può essere convocato. C’è da dire che il 24 luglio scadrà l’intero Consiglio di amministrazione e che quella sarà l’occasione per nominare i nuovi membri, ripristinando il numero legale. Ma anche ammesso che questa volta le nomine si facciano subito, prima che il Cda diventi operativo passeranno altri giorni e si arriverà così a ridosso dalla pausa estiva, con il rischio di affrontare a settembre il dossier Car-T.

stefano vella aifa

Per avviare i trattamenti è necessario che l’Aifa determini i criteri di accreditamento dei centri che potranno somministrarlo e che devono essere individuati dalle Regioni. Ma anche questo è un tassello mancante. Così per ora i malati possono accedere alla terapia solo aderendo a una sperimentazione oppure per “via compassionevole”. Con questi sistemi fino ad oggi sono stati trattati una trentina di pazienti con remissione della malattia nel 50% dei casi.

Per il momento il farmaco resta una chimera, nonostante l’Aifa sia riuscita a strappare un prezzo più basso rispetto a quello Usa e nonostante l’accordo preveda che il pagamento (a rate) avverrà solo in caso di sopravvivenza del paziente a distanza di almeno 18 mesi. Ancorate nel porto delle nebbie dell’Aifa non ci sono solamente le Car T. Da tempo si è in attesa del rapporto annuale sulle reazioni avverse ai vaccini, che aveva contribuito a smentire gli allarmismi no vax, dimostrando che gli eventi negativi collegati alle immunizzazioni sono pochissimi e inferiori a quelli dei normali medicinali. Solo che per zittire definitivamente i complottisti si sarebbe dovuto presentare anche un rapporto sulla farmacovigilanza che indicasse appunto il numero degli eventi avversi per le altre classi di farmaci. Ma anche di questo in Aifa si sono perse le tracce.

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