Pio Albergo Trivulzio: gli esami spariti per nascondere l’epidemia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-09

L’accusa: da alcune cartelle cliniche sono spariti radiografie e referti. Probabilmente i documenti mancano per cercare di rendere più difficile capire se si tratti di polmoniti batteriche o virali

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La Repubblica stamattina racconta in un articolo a firma di Zita Dazzi e Matteo Pucciarelli che secondo una denuncia degli infermieri al Pio Albergo Trivulzio sono spariti gli esami dalle cartelle per nascondere l’epidemia di Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19:

Ma diverse fonti interne al Pat — con cui Repubblica ha parlato e di cui si conoscono nomi e qualifiche professionali — sono pronte a collaborare con la commissione d’inchiesta: sono loro a spiegare che da alcune cartelle cliniche sono spariti radiografie e referti. Probabilmente i documenti mancano per cercare di rendere più difficile capire se si tratti di polmoniti batteriche o virali. «Il mio suggerimento agli ispettori — specifica un infermiere — è incrociare le cartelle di deceduti e malati con tutti gli esami in memoria fatti dalla macchina per le radiografie, così da capire se, come diversi di noi dicono, manchi qualcosa». Possibile?

L’accusa è grave, una quarta persona però ricorda di aver assistito a un caso del genere due anni fa: non c’era di mezzo ovviamente il virus «ma una brutta infezione con febbre alta di una donna dovuta alle piaghe da decubito non curate con la necessaria attenzione. La paziente morì, ma venne scritto per morte naturale, omettendo le reali ragioni». Un’altra infermiera ci ha confermato: «In tutti i reparti ci sono ospiti con polmoniti, ci viene chiesto di isolarli e ci assicurano che sono infezioni batteriche. Strano, mai state così tante insieme. Ma se tu mostri dubbi, i responsabili dei reparti non rispondono: sembra debbano nascondere qualcosa».

PIO ALBERGO TRIVULZIO CASE DI RIPOSO LOMBARDIA CORONAVIRUS

Il Trivulzio nega di aver accettato pazienti Covid positivi messi in quarantena da altri ospedali.

I parenti di alcuni ospiti della “Baggina” invece hanno riferito dell’arrivo nei reparto di nuovi pazienti, protetti con dispositivi di massima sicurezza sanitaria, messi in isolamento, sorvegliati h 24, ma non distanti dalle camere dei degenti sani. Lo ha raccontato a “Repubblica” M.B., figlio di Maria Teresa, 88 anni, ricoverata fino all’11 marzo al padiglione “San Vito” per la riabilitazione. La signora avrebbe dovuto fermarsi più a lungo, quindi M.B. ha chiesto spiegazioni ai sanitari del Trivulzio. Ma non avendone ricevute, ha deciso di firmare il foglio delle dimissioni volontarie e di riportare a casa sua madre per non farle correre il rischio di infettarsi.

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