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Pino Pelosi è morto

di dipocheparole

Pubblicato il 2017-07-20

Giuseppe Pelosi detto Pino la Rana, conosciuto per essere stato condannato per l’omicidio dello scrittore, poeta e regista Pier Paolo Pasolini, è morto. Malato da tempo di tumore e ricoverato al Policnico Gemelli, scrive l’ADN Kronos, è entrato in coma ieri notte ed è spirato oggi. Pino Pelosi era noto alla polizia per essere un […]

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Giuseppe Pelosi detto Pino la Rana, conosciuto per essere stato condannato per l’omicidio dello scrittore, poeta e regista Pier Paolo Pasolini, è morto. Malato da tempo di tumore e ricoverato al Policnico Gemelli, scrive l’ADN Kronos, è entrato in coma ieri notte ed è spirato oggi. Pino Pelosi era noto alla polizia per essere un “ragazzo di vita” (titolo di un libro di Pasolini), ovvero un prostituto, ma si dedicava anche a piccoli furti e viveva di espedienti.
pino pelosi morto
Pelosi era di Guidonia. Il suo nome è rimasto per sempre legato all’omicidio di Pasolini, avvenuto il 2 novembre 1975. Secondo le ricostruzioni del processo, Pasolini conobbe Pelosi quella sera stessa, invitandolo a mangiare con lui al ristorante Biondo Tevere. Dopo i due andarono a Ostia nei pressi dell’Idroscalo in uno sterrato accanto a un campetto di calcio dove si consumò il delitto per motivi mai chiariti. Pelosi sostenne che lo scrittore lo avesse colpito con un bastone per un litigio sorto dopo un rapporto sessuale e allora lui per reazione lo avesse a sua volta colpito con una tavola di legno lasciandolo a terra. Poi si sarebbe impossessato dell’auto di Pasolini passando sopra lo scrittore schiacciandogli il cuore e uccidendolo.
pino pelosi monumento pasolini ostia
Venne condannato per omicidio volontario in concorso con ignoti a quasi dieci anni di reclusione. Ne processo di appello la motivazione venne cancellata e la sentenza confermata. Successivamente Pino Pelosi, uscito dal carcere nel 1983, sarà arrestato varie volte per furti e rapine. Anni dopo Pelosi, partecipando a una trasmissione televisiva, affermò che l’omicidio di Pasolini fu opera di tre persone dall’accento siciliano che lo aspettavano a Ostia e che lo avrebbero ucciso per motivi politici. La versione non venne ritenuta credibile dalla procura di Roma.

Anni dopo Pelosi scrisse un libro in cui ritrattò parzialmente quanto affermato al processo Pasolini, sostenendo di aver conosciuto lo scrittore qualche mese prima e parlandone come di una persona a lui amica. Raccontò che ad uccidere Pasolini erano stati due fratelli siciliani, Franco e Giuseppe Borsellino, noti come “Braciola” e “Bracioletta” nell’ambiente criminale che Pelosi frequentava. I due avrebbero poi minacciato Pelosi di morte se avesse parlato. Militanti del MSI, si erano vantati in carcere di aver partecipato all’omicidio ma all’epoca dell’uscita del libro erano già morti di AIDS. Anni dopo Pelosi venne condannato per spaccio e poi affidato ai servizi sociali.

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