Perché il Prodotto Interno Lordo in Italia è a crescita zero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-31

La frenata dell’industria automobilistica, la caduta degli investimenti e la stagnazione dei consumi oltre alla crisi dell’export: tutti i motivi per cui ci attende un 2019 da paura

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Lo zero comparso nella casella del Prodotto Interno Lordo nel terzo trimestre 2018 è la peggiore notizia possibile per l’Italia. La stima flash Istat, la terza prodotta a 30 giorni e non più a 45 dalla fine del trimestre, riduce il tendenziale di ben quattro decimali (dal +1,2% al +0,8%) e ferma ora la variazione acquisita all’1%. A fine mese, quando saranno noti i dati sulle componenti del prodotto interno, si saprà se ci saranno eventuali correzioni. Ma siamo nell’ordine di un decimale. La frenata è progressiva: i valori concatenati perdono un decimale dal terzo trimestre 2017. E il clima di fiducia non promette niente di buono per l’ultimo trimestre dell’anno. Il governo ha reagito con la fermezza tipica di chi non ha nulla da dire ma ha molta ansia di dirlo bene: «Lo avevamo previsto, proprio per questo faremo una manovra espansiva» ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a margine del Tech Summit di New Delhi. «Dal punto di vista internazionale – ha dichiarato invece Luigi Di Maio – c’è stata una serie di fattori che incidono sulla congiuntura economica generale. Ma vedrete che con la “manovra del popolo” non solo il Pil ma la felicità dei cittadini si riprenderà».

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La crescita in Italia dal 2011 trimestre per trimestre (Corriere della Sera, 31 ottobre 2018)

Ma a cosa è dovuta la frenata del PIL che ci riporta verso l’incubo della crescita zero? Dario Di Vico sul Corriere della Sera oggi mette insieme una serie di motivazioni alla base dell’accaduto. Il primo fattore è la frenata dell’industria automobilistica: nel mese di settembre le immatricolazioni di auto nuove paragonate all’anno prima sono crollate del 25,4%, quelle degli autocarri del 21,7%. Le vetture Fiat immatricolate sono passate da 33 mila unità a sole 18.700. Se alziamo la testa dal caso italiano ci accorgiamo però che per le quattro ruote le cose vanno male in tutta Europa: settembre è stato nero per il mercato tedesco (addirittura -30,5%), per quello francese (-12,8%) e l’iberico (-17%). Poi ci sono gli investimenti in macchinari:  nei giorni scorsi i dati Ucimu sugli ordini interni di beni strumentali e robot hanno certificato un -15,3%. Questa è una notizia pessima perché dietro c’è la mancata volontà degli imprenditori di ammodernare il loro parco macchinari, e quindi di procrastinare o annullare investimenti in azienda.

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Le stime dell’OCSE (Corriere della Sera, 31 ottobre 2018)

Gli ultimi due fattori che hanno messo in crisi il prodotto interno lordo italiano sono i consumi, di nuovo tornati al palo, e l’export in frenata a causa dei dazi al commercio mondiale. Tutti questi numeri mettono in crisi la previsione del governo gialloverde sulla crescita 2019: un +1,5% che non si riscontra in nessuna delle previsioni degli enti internazionali e che è stato dichiarato soltanto per poter giustificare di fronte all’Unione Europea il maggior deficit per il 2019.  Adesso però l’errore potrebbe finire per rendere necessario il rinvio sine die di qualcuna delle grandi riforme promesse da Salvini e Di Maio.

Leggi sull’argomento: BTP, il governo gialloverde ci costa 6,5 miliardi in più (per ora…)

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