Il vero piano di Salvini per bloccare le ONG

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-02-01

Prevede il blocco navale con un’ordinanza del ministero dell’Interno e un provvedimento da concordare con Toninelli. Poi ci sarà un decreto legge per i respingimenti. Sul quale si staglia già oggi l’ombra minacciosa del Quirinale

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Anche se lui lo ha smentito – probabilmente perché è un’idea lanciata da Giorgia Meloni – il blocco navale fa parte del piano di Matteo Salvini per bloccare le Organizzazioni Non Governative o, per dirla con parole sue, per «sigillare le acque territoriali» ai mezzi sgraditi. E del piano fanno parte i respingimenti in mare attraverso l’emanazione di un’ordinanza preventiva che dichiari lo stato di pericolo.

Il vero piano di Salvini per bloccare le ONG

I dettagli del piano di Salvini per bloccare le ONG vengono raccontati oggi da Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera e prevedono l’ordinanza che potrà emanare il ministero dell’Interno e un provvedimento vero e proprio che Salvini dovrà concordare con il responsabile – formale, nella sostanza comanda il Capitano – dei porti, ovvero il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli.  Nelle intenzioni del ministro dell’Interno c’è l’emanazione di un decreto, ma su questo si dovrà confrontare anche con il Quirinale per l’eventuale controfirma e soprattutto per stabilire se esistano realmente i criteri di necessità e urgenza previsti per una misura di questo tipo. Proprio quel Quirinale che oggi potrebbe essere impegnato in una “metamorfosi interventista” della quale il provvedimento potrebbe fare per primo le spese.

La strada percorsa in queste ore dai tecnici del Viminale passa per la Convenzione Onu sui diritti della navigazione che fu firmata nel dicembre 1982 a Montego Bay, in Giamaica, da 155 Stati. Sarà utilizzato l’articolo 19 che stabilisce quando il passaggio delle navi è «inoffensivo» e quando invece può essereimpedito. Secondo quel testo il passaggio è«pregiudizievole se la nave è impegnata in attività di minaccia o impiego della forza contro la sovranità, l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dello Stato costiero».

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L’articolo 19 della Convenzione dell’Onu (Fonte)

Salvini intende contestarlo alle organizzazioni non governative impegnate nel soccorso degli stranieri in mare combinandolo con un altro articolo, il 17, della stessa convenzione. In particolare la norma «vieta il passaggio in caso di carico o lo scarico d i materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero e ogni altra attività che non sia in rapporto diretto con il passaggio».

Il blocco navale di Meloni rubato da Salvini

La procedura che il ministro vuole applicare prevede anche lo schieramento dei mezzi nel Mediterraneo in quello che sembra proprio il blocco navale auspicato in tante occasioni dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. In particolare si prevederà che dovranno essere utilizzati i pattugliatori qualora ci fosse una nave in acque internazionali che punta verso l’Italia, proprio come accaduto per la Sea Watch. Nel provvedimento Salvini vuole anche inserire una specifica norma che preveda l’applicazione dell’articolo 650 del codice penale che punisce l’inosservanza di un provvedimento dell’autorità per equipaggi e gestori dell Ong che non dovessero rispettare l’interdizione ad entrare nelle acque italiane.

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Il fatto che Salvini pensi a una legge dimostra indirettamente che tutti quelli, lui compreso, che fino ad oggi hanno detto che le ONG violavano le leggi stavano dicendo fregnacce: se una legge si deve fare oggi, significa che prima nessuna legge è stata violata. In più, andrebbe ricordato che nel maggio 2009, quando al governo c’era Silvio Berlusconi e al Viminale Roberto Maroni, due motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza a riaccompagnare a Tripoli i 200 profughi, tra cui 40 donne e 3 bambini, soccorsi nel Canale di Sicilia. Maroni definì l’operazione “un successo”. Ma l’Italia fu condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.

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