Qual è il piano del M5S per l’Ilva di Taranto?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-05-11

Dopo la bocciatura della proposta di accordo con ArcelorMittal avanzata da Calenda sarà il prossimo governo a occuparsi della questione. Lavoratori e sindacati guardano al nuovo esecutivo con la speranza di salvaguardare l’occupazione. Ma per l’Ilva il M5S ha in mente due cose: chiuderla oppure avviare una riconversione economica. Due proposte che non sembrano andare incontro alla richiesta di assumere tutti i quindicimila dipendenti dello stabilimento

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Il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda ha annunciato la fine delle trattative per l’Ilva di Taranto. Dopo la bocciatura della proposta di accordo formulata dal governo da parte dei sindacati il dossier – ha scritto ieri su Twitter – passa nelle mani del prossimo esecutivo. E se tutto va come deve andare il prossimo governo sarà quello formato da M5S – che aveva indicato come successore di Calenda Lorenzo Fioramonti, profeta della decrescita felice – e Lega.

Cosa prevede la bozza di accordo del governo rifiutata dai sindacati

In un’intervista a La Stampa Calenda ha definito la vicenda “una cosa che sta a metà tra il populismo sindacale e il sindacalismo politico” e ha ricordato al nuovo governo che a luglio Ilva esaurisce la cassa e a fine giugno scadono i termini per completare l’intesa con ArcelorMittal, l’azienda che si è offerta di acquistare lo stabilimento di Taranto. Mittal mette sul piatto l’assunzione di 10.000 lavoratori a tempo indeterminato. I sindacati chiedono la piena salvaguardia dei livelli occupazionali con l’assunzione di tutti i 14.000 dipendenti di Ilva. Secondo Calenda però oggi lo stabilimento impiega già oggi molte meno persone. L’accordo prevede inoltre «l’impegno delle due Società di Cornigliano e Taranto ad assumere chi, al 2023, rimarrà in amministrazione straordinaria».

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Il tweet di Calenda sull’interruzione delle trattative per l’Ilva di Taranto

Per Calenda questo è ovviamente il migliore degli accordi possibili. I sindacati invece le cose stanno diversamente. Secondo il Segretario della FIOM Cgil Taranto e rappresentante delle Rsu dell’Ilva Francesco Brigati Mittal non assume 10mila dipendenti: «Mittal non si scosta da quanto concordato nel contratto di aggiudicazione del 5 giugno che alla fine del piano industriale prevede 8484 dipendenti». Lo schema di accordo pubblicato da Calenda sul sito del Ministero invece parla esplicitamente di diecimila assunzioni con la garanzia di escludere il ricorso a licenziamenti collettivi per 5 anni (nelle procedure di vendita da Amministrazione Straordinaria la garanzia è per 2 anni).m5s piano ilva taranto - 1

Il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan chiede su Twitter di riprendere la trattativa per il rilancio dell’Ilva mentre la leader della Cgil Susanna Camusso attacca direttamente Calenda dicendo che «il ministro Calenda confonde il giudizio di merito sulle proposte che fa con il fatto che rappresenta un dissenso nei suo confronti».

Cosa prevede il MoVimento 5 Stelle per l’Ilva

I sindacati si lamentano che ArcelorMittal non vuole assumere nemmeno un dipendente in più e sperano – così ritiene Calenda – che con il nuovo governo la situazione si possa sbloccare a loro favore. Il problema a questo punto è che il MoVimento 5 Stelle – che del nuovo esecutivo sarà l’azionista di maggioranza – ha due idee diametralmente opposte sul futuro dell’acciaieria. A fine aprile infatti due eurodeputate del Movimento 5 Stelle, Eleonora Evi e Rosa D’Amato, hanno presentato un emendamento a Bruxelles che chiedeva il blocco «dell’attività industriale inquinante dell’Ilva» esortando la Commissione ad adottare misure per convertire il sito a «produzione e uso di energie rinnovabili».

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Qualche giorno fa invece Lorenzo Fioramonti aveva scritto su Twitter che “proporre anche percorsi alternativi, come fatto a Bilbao a Pittsburgh” non era un’eresia. Secondo quanto scritto da Fioramonti sul Blog delle Stelle: «Non è ancora scaduto il tempo per invertire la rotta: occorre una pianificazione attraverso un accordo di programma che preveda la graduale chiusura delle fonti inquinanti, la bonifica con l’impiego delle maestranze in forza allo stabilimento e una riconversione economica del territorio». Non si sa in che modo l’opera di bonifica potrà salvaguardare i livelli occupazionali perché al momento le RSU denunciano che “solo in 300 alla fine sarebbero utilizzati per le bonifiche”

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È cosa abbastanza nota che il MoVimento 5 Stelle sull’Ilva sia a metà tra la chiusura dello stabilimento (questo è quanto dichiarano alcuni dei suoi esponenti) e la bonifica con la continuazione della produzione, secondo quanto dichiarato da Di Maio poco prima delle elezioni. A inizio febbraio alcuni esponenti del M5S avevano dichiarato che «L’obiettivo del Movimento Cinque Stelle è quindi salvaguardare il reddito e creare nuovi posti di lavoro in vista unicamente della riconversione post chiusura, che naturalmente non potrà avvenire dall’oggi al domani» ma in un arco di cinque o dieci anni. Sembra impossibile ad oggi pensare che ArcelorMittal possa accettare di acquistare l’azienda per poi farsela chiudere tra qualche anno in vista di una riconversione. Anche perché a Bilbao la riconversione ha portato alla nascita del Guggenheim mentre a Pittsburg le acciaierie hanno lasciato il passo all’industria biomedica. Due ipotesi di riconversione che probabilmente, una volta finita la bonifica, difficilmente consentirebbero l’assorbimento di tutti i dipendenti rimasti senza lavoro.

Leggi sull’argomento: L’assalto dei free-vax alle pagine di Luigi Di Maio e Matteo Salvini

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