Perché Tsipras ora potrebbe perdere tutto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-06-24

Il Fondo Monetario Internazionale ha ragione nel sostenere che le misure proposte dal governo greco sono recessive e rendono il debito pubblico meno sostenibile di prima. Esattamente come le misure che lo stesso FMI, insieme al resto della Troika, ha imposto alla Grecia negli anni passati. Ma ora Tsipras si sta ponendo in una situazione pericolosa. Per sé e per Atene

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Così vicini, così lontani. Dopo le schiarite dei giorni scorsi un tweet di Alexis Tsipras è tornato a raccontare con toni oscuri la trattativa tra Grecia ed Europa. L’accusa tra le righe, piuttosto pesante, di «servire interessi» diversi ai creditori e il paragone con Spagna, Portogallo e Irlanda ha riacceso una partita che Tsipras non sta giocando bene e che sembra aprire tanti fronti interni anche ad Atene.
 
PERCHÉ TSIPRAS ORA POTREBBE PERDERE TUTTO
Perché Atene si è vista bocciare alcune delle misure proposte per convincere Ue e Fmi a sbloccare nuovi aiuti. E successivamente ha a sua volta respinto le loro contro offerte. Secondo le indiscrezioni circolate, permangono divergenze su diversi punti. La Grecia resiste alle richieste di aumento dell’Iva, dal 13 al 23 per cento anche sui ristoranti, e non vuole anticipare l’innalzamento dell’età pensionabile (a 67 da 62 anni) al 2022 invece del 2025. I creditori poi chiedono tagli alla difesa per 400 milioni, a fronte dei 200 ipotizzati da Atene, e bocciano l’eccessivo ricorso ad aumenti delle tasse per risanare i conti, al posto di tagli alla spesa. Stasera ci sarà una riunione dei ministri finanziari, ma non ci sono indicazioni sul risultato delle discussioni dei massimi responsabili politici del fronte dei creditori (Commissione, Bce, Fmi, Eurogruppo) ne’ l’incontro di Juncker, Draghi, Lagarde e Dijsselbloem con Tsipras ha prodotto il messaggio atteso. In tale situazione nessuno esclude che alla riunione di oggi l’Eurogruppo compia solo qualche passo avanti e che la palla debba tornare alla discussione tra i capi di stato e di governo che si vedranno domani sempre a Bruxelles per il Consiglio europeo. In tal caso, il negoziato con la Grecia dovrà tornare subito dopo all’Eurogruppo. Dunque, non si escluderebbe una nuova riunione dei ministri finanziari nel fine settimana se oggi – o nella prime ore di domani – non riuscissero a trovare l’intesa. Nel frattempo due sono i fronti aperti per Tsipras: quello interno e quello con i creditori.

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I termini del’accordo proposto dalla Grecia all’Europa (Il Sole 24 Ore, 23 giugno 2015)

LE CRITICHE DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE 
Per quanto riguarda il secondo, è significativo che sia il Fondo Monetario Internazionale nella persona di Christine Lagarde a criticare le promesse di rialzi di tasse future di Tsipras, che in effetti rischiano di peggiorare e non migliorare l’economia greca. Secondo gli osservatori, il riferimento dei tweet di Tsipras in mattinata era proprio al Fmi che viene accusato di bloccare la trattativa tra Atene e i suoi creditori in un momento cruciale, mentre si avvicina la scadenza del 30 giugno per il rimborso di 1,6 miliardi al Fondo. “La Grecia deve presentare piani di riforma credibili e non contruiti solo su promesse di rialzi delle tasse”, ha infatti detto Lagarde in un’intervista pubblicata sul settimanale francese Challenge. “Non si può costruire un programma – spiega Lagarde – solo su promesse di rialzi nella raccolta delle tasse, così come abbiamo ascoltato da 5 anni a questa parte, senza grandi risultati”. Inoltre Lagarde sostiene che il premier è ben consapevole che il sistema previdenziale greco non è sostenibile e va riformato, anche se nessuno ha chiesto di tagliare le pensioni basse, che “vanno protette”. Il peso dell’aggiustamento ricadrà per intero sul settore privato. È previsto un aumento dei contributi previdenziali. Vuol dire che il paradigma dell’austerità resta confermato attraverso un incremento delle tasse su lavoro, imprese e persone fisiche. L’obiettivo dell’avanzo primario dovrebbe essere ottenuto attraverso un contributo di solidarietà a carico dei redditi oltre 30 mila euro e con un prelievo straordinario sulle imprese che guadagnano più di 500 mila euro. Il sistema industriale greco (piccolo e povero) sarà fortemente penalizzato perché dovrà fronteggiare l’aumento di imposte e contributi. In queste condizioni non si capisce come fara’ il Pil della Grecia a svilupparsi. L’unica cosa che crescerà, infatti sara’ la disoccupazione e il lavoro nero.
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L’esposizione della Grecia nei confronti dei debitori (Libero, 17 giugno 2015)

IL FRONTE INTERNO DI SYRIZA
Il fronte interno invece sta scaldando i motori. Tsipras deve fronteggiare la fronda interna rappresentata dall’ala più radicale di Syriza che considera il premier troppo compiacente con le richieste dei creditori. Secondo l’ala sinistra di Syriza, il piano presentato da Tsipras è solo una diversa declinazione dell’austerità che smentisce gli impegni elettorali.

Se Syriza è la coalizione di sinistra-sinistra che si è candidata anche in Italia alle ultime elezioni europee, Aristerì Platforma— la Piattaforma di sinistra— è la sua componente più estrema. I deputati che fanno riferimento a questa corrente sono tra il 30 e il 50 per cento dell’intera compagine di Syriza e non hanno pruderie a definirsi chi marxista, chi comunista, chi leninista e chi trotzkista. Fin qui è niente. La graffiata finale ai pendolari di Bruxelles arriva dalle posizioni anti euro degli aderenti alla Piattaforma. Panayotis Lafazanis e Costas Lapavitsas, le due figure di maggior spicco, non sono banali profeti del ritorno alla dracma e all’autarchia, ma ritengono che — date le circostanze— la Grecia crescerebbe meglio fuori dall’euro.
Come stella polare hanno il fallimento islandese del 2008 e la sua successiva risalita. Senza più debito, è il ragionamento all’osso, le risorse andrebbero alla crescita e non ai creditori. Magari sbagliano, ma ci vogliono altri economisti per ribattere ai loro argomenti con serietà. «Parto dal presupposto che troveremo un accordo» ha detto ieri il presidente della Commission eUe, Jean-Claude Juncker.Se ci riuscissero, come farebbe il primo ministro greco Alexis Tsipras a far ingoiare qualche rospo amaro del compromesso alla sua ala sinistra? Secondo molti analisti, l’intransigenza di Tsipras gli è imposta dal tandem Lafazanis-Lapavitsas, forse sotto-rappresentati al tavolo negoziale europeo, ma appostati al varco del passaggio parlamentare.«Quelli della Platforma — dice al Corriere la giornalista televisiva Eirini Zarkadoula — si comportano ancora come se fossero all’opposizione».

La partita potrebbe essere molto più complicata. Specialmente per la parte da giocare in casa.

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