Perché il salario minimo europeo del M5S è solo propaganda elettorale

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-14

Oggi ad Agorà il deputato pentastellato Carabetta ha tentato di spiegare come il M5S realizzerà la promessa del salario minimo europeo. Spoiler: non ci è riuscito

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Il salario minimo è la grande nuova proposta di legge del MoVimento 5 Stelle e di Luigi Di Maio. Non solo un salario minimo che sarà legge “entro agosto” nel nostro Paese ma un salario minimo europeo. «Ci batteremo per un salario minimo europeo, così come stiamo facendo in Italia» ha detto qualche giorno fa il vicepremier presentando il programma per le elezioni europee. Ma che cosa significa proporre un salario minimo a livello dell’Unione Europea?

La nuova promessa irrealizzabile del M5S

In Italia Di Maio preme l’acceleratore sul salario minimo. Il punto di partenza è il ddl Catalfo (presentato a luglio 2018) attualmente all’esame della commissione Lavoro del Senato. I sindacati invece chiedono che non vi sia un riferimento unico di minimo orario (il M5S propone 9 euro) ma che si assumano i valori stabiliti dai Ccnl, che devono avere validità erga omnes, per evitare forme di evasione contrattuale e dumping salariale. Da parte sua il Partito Democratico ha presentato la sua proposta di legge “battendo sul tempo” il MoVimento. La differenza principale tra le due proposte di legge è che la proposta Dem affida ad una commissione la determinazione del minimo, che riguarderà solamente i lavoratori che non rientrano in un contratto collettivo nazionale. Ma Di Maio ha deciso di alzare la posta in gioco promettendo il salario minimo europeo e dimostrando che alla fine anche questa battaglia è solo propaganda.

In che modo il M5S vuole fare il salario minimo europeo rimane un mistero. Lo ha chiesto oggi ad Agorà Carlo Calenda al deputato del M5S Luca Carabetta, vicepresidente della Commissione attività produttive della Camera. Che però non ha saputo rispondere, anzi ha balbettato una risposta senza senso. Un conto infatti è una proposta di legge nazionale per l’istituzione del salario minimo nel nostro Paese  un altro invece è crearne una che valga per tutti gli stati membri della UE. Il problema non è solo quello di trovare un accordo che vada bene a 27 paesi ma quello di fissare il tetto.

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«In Europa le aziende si spostano perché trovano dei livelli di salario minimo più bassi in altri paesi» spiega Carabetta. Ma quello non è il salario minimo – lo corregge Calenda – ma il salario reale (o meglio sarebbe il salario legale, perché il salario reale sarebbe il rapporto tra la remunerazione e il costo della vita). Il discorso di Carabetta è in ogni caso sbagliato perché le aziende che si spostano non lo fanno perché c’è un salario “minimo” ma perché possono pagare meno i lavoratori indipendentemente dal fatto che sia fissato un minimo.

«La Germania ha i salari il 30% più alti dell’Italia, dove fai il salario minimo?» incalza Calenda, ma Carabetta non riesce a balbettare una risposta, dice che “andremo” in Europa a farlo e che ovviamente «fino ad oggi queste cose non sono state fatte» che è un po’  l’argomento finale dei pentastellati quando non sanno cosa rispondere.

Cosa non ha capito il M5S del salario minimo europeo

«È un problema estremamente complicato e difficile mettere d’accordo tutti gli stati membri» spiega Carabetta che già sta mettendo le mani avanti su quella che ha tutta l’aria di una promessa che il MoVimento 5 Stelle non è  in grado di mantenere. La domanda è a quel punto come il partito di Di Maio pensa di integrare le differenze tra i paesi europei.

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Perché è evidente che se a parità di potere d’acquisto uno stato ha un salario minimo più alto difficilmente i cittadini di quel paese accetteranno di ridurselo. Alzare troppo invece quello di uno stato membro che ha un basso livello di salario minimo invece potrebbe creare problemi al sistema economico di quel paese.

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All’interno dell’Unione Europea sono 22 i paesi che hanno una legge per il salario minimo, si va dai 235 euro mensili della Bulgaria al massimo dei 1.999 euro del Lussemburgo. Carabetta forse questo dato lo ignora quando parla di salario minimo europeo vale a dire uguale per tutti gli stati membri. Calenda spiega che portando tutti i salari al livello massimo il rischio è proprio quello che i 5 Stelle vorrebbero evitare: ovvero licenziamenti dove il costo dei nuovi salari non è sostenibile dalle imprese e ulteriori delocalizzazioni. Se Carabetta (e il M5S) avessero un’idea di cosa significa proporre il salario minimo europeo avrebbero detto ad esempio che si può agganciarlo al costo della vita (che naturalmente è differente nei 27 stati membri). Una proposta che non piace a Calenda perché «bloccherebbe la dinamica salariale nei paesi dell’Est provocando ulteriori delocalizzazioni». Oppure Carabetta avrebbe potuto dire su quali parametri si fonda la proposta. Ma questo non l’ha detto. Chissà perché.

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